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La minaccia Turca contro i curdi favorisce l’Isis

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Le Forze democratiche siriane (Sdf), le milizie curdo-arabe stampella della coalizione anti-Daesh, si dicono pronte ad affrontare una nuova operazione bellica di Ankara, data ormai per certa dopo il rafforzamento della posizione di Erdogan nello scacchiere internazionale. E nella giornata di ieri, dalla città di Al-Hasakah nel nord-est siriano, sede del Comando generale delle Sdf, in una conferenza stampa il Comandante in capo Mazloum Abdi ha confermato che “le minacce turche contro le città di Manbij, Tal Rifaat e Kobane hanno avuto inizio il 23 maggio e sono ancora in corso. La Turchia e i suoi mercenari si stanno organizzando- prosegue- e attaccheranno la Siria settentrionale e orientale non appena ne avranno l’opportunità”. Il generale avrebbe poi confutato le motivazioni di Ankara per giustificare l’operazione, “la violazione da parte delle nostre forze degli accordi del 2019”, confermando il ritiro delle sue truppe a 30 chilometri dal confine turco e ribadendo che l’obiettivo della Turchia sarebbe invece quello di minare l’esperimento democratico nel nord della Siria, dividendo il Paese con l’occupazione dei territori del nord-est e chiudendo così “la strada a una soluzione politica della crisi siriana”. Una prospettiva che spiana la strada alle milizie di Assad, ora schierate insieme ai russi nelle aree di confine, nelle vicinanze di Kobane e Tel Rifat. Ogni tentativo di mettere ordine in un disordine ormai incancrenito dopo undici anni di guerra nel Paese del levante, sembra vano. Pure le milizie islamiste e qaeditste stanno rialzando la testa, approfittando di una situazione tutta a svantaggio delle Sdf, ma soprattutto della popolazione inerme. Si sarebbero intensificati gli attacchi terroristici nelle aree vicine a Deir-ez Zor, nonostante il recente successo degli Stati Uniti che lo scorso 7 luglio hanno liquidato uno dei leader dello Stato islamico Maehr al Agal nelle campagne di Jenderis, nord-ovest siriano. La minaccia turca creerebbe un precedente: un’alleanza dei curdi con Damasco, già operativa di fatto, e Teheran per la propria sopravvivenza. Ne abbiamo parlato con Hasan Ivanian, un cristiano curdo-siriano rappresentante dell’Organizzazione per i diritti umani di Afrin, che dal 2018 vive da sfollato nelle campagne di Aleppo.

Qual è la situazione oggi nel nord-est siriano?

Erdogan si sta preparando a sferrare attacchi sulle aree delle Sdf, considerate le più sicure della Siria, dove 5 milioni di persone vivono in condizioni di vita migliori e hanno una legge e un ordine più adeguati rispetto ad altre regioni del Paese. Solo a luglio la Turchia ha portato 10 colonne di armi pesanti e camion nelle sue basi vicino a Manbij e Tel Rifat. Ora l’artiglieria turca bombarda ogni villaggio per intimorire i rifugiati e costringere la gente del posto a lasciare l’area.

Che cosa pensa del Memorandum trilaterale firmato da Svezia, Finlandia e Turchia per l’ingresso nella Nato?

Lo stato turco usa tutta la sua influenza per comunicare la sua politica ai forum internazionali, sapendo che essa si basa sulla falsificazione dei fatti e sulla negazione dei diritti dei curdi e di altre etnie nella regione. Allo stesso tempo, fa del suo meglio per impedire che i messaggi dei curdi e di altre vittime dello stato turco raggiungano le sedi della diplomazia. Sfortunatamente, alcune figure del Consiglio nazionale curdo lustrano il volto opaco dello Stato turco. La Turchia ha ricattato sia la Finlandia che la Svezia, barattando i loro tradizionali valori democratici con l’ingresso nella Nato solo per soddisfare chi sponsorizza l’Isis e altri terroristi islamici. Pensare che le preoccupazioni turche sulla diaspora curda nei due Paesi scandinavi siano legittime, significa legittimare il razzismo. È come permettere alla Russia di dare la caccia e chiedere la detenzione o l’espulsione degli ucraini in Europa e in Asia centrale. Stabilisce un precedente per la Cina per ottenere concessioni contro uiguri o i cittadini di Taiwan. Penso che spetti non solo alla Svezia e alla Finlandia, ma anche a tutti gli Stati della Nato indagare su chi ha sponsorizzato i jihadisti, colpevoli di stragi nelle città europee, degli attacchi a Charlie Hebdo, dell’uccisione di attivisti curdi in Europa e di giornalisti e operatori umanitari in Siria. Dovrebbero far luce anche sulla distruzione dei villaggi curdi in Turchia nel 2016, sui crimini derivati dall’occupazione turca e delle milizie che sostengono Ankara nei territori della Siria settentrionale. Lasci che citi la mia personale esperienza come esempio: hanno costretto con forza me e la mia famiglia a fuggire da Afrin nel 2018, si sono appropriati di casa mia e delle mie fattorie. Hanno agito allo steso modo con 350 mila civili curdi di Afrin, sostituendoli con le famiglie dei terroristi turkmeni e islamisti. Proprio ieri un drone americano ha ucciso uno dei leader dell’Isis in Siria, Maher al Agal, nella strada che lambisce quello che una volta era il mio uliveto (ci mostra le immagini, ndr). Il terrorista viveva con i suoi uomini e le loro famiglie nelle nostre case, nei luoghi che Erdogan chiama “aree sicure”. Oggi, Ankara minaccia di estendere la sua campagna militare più in profondità, con lo scopo di sfollare i curdi dalle città di Tel Rifat, Manbij, Kobane e Jazira. È chiaro che questo sta già avvantaggiando il Daesh, al Qaeda e altre fazioni islamiste nella regione.

In caso di attacco, crede assisteremo al dejà vu del 2018, quando gli Usa non intervennero in vostro soccorso? Sono ancora vostri alleati nella coalizione anti-Daesh, come per altro ha dichiarato Mazloum Abdi

In Siria, Russia e Stati Uniti stanno usando Erdogan per tormentarsi a vicenda. Erdogan è un dittatore espansionista, che pensa di ricreare l’Impero Ottomano. Gli sforzi del presidente Biden sono positivi, ma non saranno sufficienti a fermare la Turchia.

Quale significato attribuisce alla visita del presidente Assad ad Aleppo dopo 11 anni di assenza? Pensa sia un segnale ad Ankara e un messaggio all’alleata Teheran per garantire la difesa delle popolazioni sciite che vivono nei piccoli centri di Nubl e al-Zahraa a nord di Aleppo?

La visita di Assad potrebbe essere un messaggio per rafforzare l’importanza di Aleppo, ma soprattutto che Damasco e i suoi alleati non abbandoneranno il nord per Erdogan. Oggi la Siria è diventata il ring delle potenze straniere a spese del popolo siriano e della sovranità del paese. Sia l’Iran che la Russia sono attori chiave e sostengono il governo di Assad e l’incontro il 19 luglio prossimo tra Putin, Erdogan e il presidente iraniano Raisi chiarirà una volta per tutte se consentiranno alla Turchia di rosicchiare altro territorio siriano, in cambio di concessioni turche in Ucraina, Iraq e altrove. Vedremo cosa daranno a Erdogan in cambio. La Siria è come una carcassa, preda di bestie che si combattono e si compromettono per della carne marcia, a undici anni dalla morte di un Paese chiamato Siria.

 


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