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La battaglia del covid: liberiamo i giovani senza sacrificare anziani, malati e sistema sanitario

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Da una decina di giorni anche i mitici editorialisti hanno ripreso a occuparsi di Covid: siamo a più di 100.000 contagi (ufficiali, almeno tre volte nella realtà) al giorno, 170.000 morti da inizio pandemia e soprattutto il fatto che ognuno di noi ha un amico, un conoscente, un parente non solo positivo, ma magari che non riesce a farsi ricoverare per un polso fratturato, una sospetta ischemia, una terapia oncologica.

Ma non era tutto finito? Dopo mesi di inevitabile concentrazione sull’invasione dell’Ucraina (che va avanti a vantaggio di Putin, per inciso), esaltazione del ritorno dei turisti, tutto aperto, tutti liberi, le mascherine non servono più…adesso a gran voce tutti i medici e gli scienziati rilanciano un allarme generale che, purtroppo, è nei fatti. Le assunzioni del personale sanitario continuano a rilento, molto a rilento, mentre i pronto soccorso di tutta Italia, comprese le piccole realtà, tornano ad avere le ambulanze in fila in attesa davanti ai cancelli. La geniale idea di togliere le mascherine al chiuso ha provocato, numeri alla mano, il raddoppio dei contagi, guardando la curva dal 15 giugno in poi. Gli infermieri continuano a fare domanda per altri paesi europei.

Il top si raggiunge con lo spot governativo a favore del secondo richiamo vaccinale per anziani e immunodepressi: tutti sono senza mascherina, anche entrando in ospedale! Ma si può??? E poi, oltre lo spot diseducativo cosa succede nella realtà? Ve lo racconto io per quanto riguarda Roma. Questo richiama non si fa praticamente più negli ospedali, con l’eccezione dello Spallanzani e di alcune cliniche, c’è un hub a S.Maria della Pietà sotto il sole a 40 gradi, il resto nelle farmacie. Ma un paziente definito “fragile” dovrebbe, come era stato in precedenza, potersi vaccinare dentro un ospedale, stare in osservazione, oppure essere raggiunto a casa da una piccola equipe che lo vaccina e si ferma per valutare se tutto prosegue bene, prendendolo in carico. O magari dal medico di famiglia che conosce le sue patologie. Niente di tutto questo.

E allora a cosa servono gli appelli dei ministri e degli esperti se niente viene fatto per favorire questa quarta dose, alla quale più o meno palesemente molti medici non credono? Ce lo ripete qualsiasi medico: se sei vicino a un’altra persona con l’altissimo livello di contagiosità della Omicron 5 senza barriere,al chiuso, il virus prima o poi te lo prendi. Mentre con le mascherine Ffp2 il rischio si riduce di oltre il 90%. Uno può dire di essere giovane e in salute e che non importa se ci si prende un raffreddore. Ma chiunque prima o poi entra in contatto con una persona fragile, magari i genitori o i nonni e a loro si può far male seriamente. Negli ospedali i ricoveri per Covid aumentano ogni giorno. Dobbiamo rifarci a quello spirito delle prime ondate per proteggere i fragili e comunque proteggerci tutti.

L’errore, mondiale, di togliere le mascherine al chiuso lo stiamo pagando e lo pagheremo duramente. E non lo recupereremo più, perché, almeno il nostro governo, ha deciso che l’unica scelta era far ripartire l’economia, prima fra tutti l’edilizia, non mettere subito soldi per investire in sanità e rifacimento degli impianti di aereazione negli uffici pubblici, per prime le scuole, ma far riaprire liberamente bar, ristoranti e locali vari, moltiplicare i concerti e raccontare un paese liberato dalla pandemia.

Bisogna dare un a mano ai giovani? Va bene, ma imporre la mascherina ai ritrovi al chiuso li avrebbe fermati? Certamente no. Ma il virus circolerebbe meno e arriverebbe meno nelle case dove milioni, ripeto milioni, di italiani vivono chiusi e faticosamente assistiti come nella primavera del 2020, perché loro lo sanno che Omicron 5 se gli viene in forma forte li porta come allora in ospedale e forse più lontano.

E intanto non c’è traccia del piano di areazione nelle scuole, nonostante esistano macchine efficaci per il ricambio di aria. Invece torneremo alle finestre aperte con il freddo.

E che dire dei farmaci antivirali monoclonali disponibili ma difficilissimi da farsi prescrivere entro 2, massimo 5 giorni dal tampone positivo? Salvano la vita anche a chi ha preso la forma grave, ma ci vuole il piano sanitario del medico di famiglia che magari non ti risponde o, peggio, è in ferie non sostituite per mancanza di personale, come dal 1 luglio sta succedendo nelle grandi città. E’ questa la medicina del territorio tanto richiamata dopo la strage del 2020? E’ questo il modo giusto di arrivare all’autunno? E basta evocare Putin, il gas, l’inflazione, non c’entrano con queste che sono scelte, precise scelte politiche che non si ha il coraggio di affrontare. E che ci sia l’ordine di non parlarne ce lo racconta l’informazione Rai, che solo da un paio di giorni, costretta dai numeri ufficiali, affronta di nuovo l’emergenza Covid. Per tutti questi mesi la verità ce la raccontava solo Report e il bravissimo collega che fa informazione scientifica su RaiNews24. Come si suol dire, la situazione non è buona, nemmeno per la nostra categoria.


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