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Il bene e il male nella Bielorussia di Lukashenko si sono invertiti

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Il bianco e il nero, il bene e il male nella Bielorussia di Lukashenko si sono invertiti. Se sostieni lo Stato dittatoriale, l’alleato di Putin nella guerra in Ucraina, per le autorità sei un bravo cittadino. Se invece sei contro la dittatura e contro la guerra, sei un criminale e un terrorista. Ecco alcuni fatti recenti a provare questa tesi.

Una studentessa-modello di soli 20 anni è stata condannata a sei anni e mezza di reclusione per un post contro la guerra in Ucraina inoltrato in una chat Telegram; un uomo condannato a 2 anni di limitazione di libertà con l’obbligo di lavoro per due scritte contro la guerra sul muro; minimo 100 arresti per i motivi politici sono avvenuti solo nel mese di giugno. Minimo, perché non tutti i fatti di repressioni politiche in Bielorussia sono noti ai difensori per i diritti umani dell’ong Viasna. I vertici di Viasna Ales Bialiatski, Valiantsin Stefanovich, Uladzimir Labkovich e gli attivisti Marfa Rabkova, Andrei Chapiuk, Leanid Sudalenka, Tatsiana Lasitsa sono in carcere con le accuse pretestuose solo perché difendevo i i diritti umani nelle condizioni di totale azzeramento di legge.

I blogger e i giornalisti continuano ad essere arrestati e processati. La giornalista Katsiaryna Andreeva sta affrontando il suo secondo processo. Già condannata a 2 anni di reclusione per una diretta dalla manifestazione del 15.11.2020, ora è accusata di alto tradimento e rischia fino a 15 anni di carcere. Nel 2020 ha pubblicato il libro “Il Donbass bielorusso”, scritto a quattro mani con il marito Ihar Ilyash, in cui analizza il ruolo della Bielorussia nel conflitto di Donbass nel 2015. Il blogger Andrei Bialiauski aveva 100mila followers su TikTok. Pubblicava i video in cui faceva delle domande provocatorie alle autorità. È stato arrestato nel suo negozio di bici dal corpo antisommossa che l’hanno fatto sdraiare per terra come se fosse un criminale pericoloso. Accusato di offesa all’onore del Presidente della Repubblica, Andrei Bialiauski rischia fino a 5 anni di reclusione.

Della Bielorussia non se ne parla ormai da molto tempo. Purtroppo così funzionano i media: l’interesse verso un argomento, seppur importante, non può rimanere alto per molto tempo. Ma non significa che in Bielorussia la situazione è migliorata, anzi: il grado di terrore di stato continua a salire, nel silenzio totale della comunità internazionale.

I bielorussi non si stupiscono più alle notizie che qualcuno è stato arrestato perché individuato sulle foto delle manifestazioni pacifiche del 2020, perché ha scritto un commento di dissenso con la dittatura sui social, esibito i colori della bandiera storica bielorussa o quella dell’Ucraina in segno di solidarietà.

A maggio 2022 il governo ha approvato le modifiche alla legge sul terrorismo che ora prevede la pena di morte per la preparazione di un attentato terroristico, anche nei casi non sia stato portato a buon fine. In parallelo il KGB (perché in Bielorussia i servizi segreti non hanno cambiato l’insegna dai tempi dell’URSS) ha creato la lista dei terroristi. Tutti gli oppositori principali, gli attivisti di spicco, e le persone il cui dissenso era una spina particolarmente acuta nel fianco della dittatura sono finiti su questa lista conta già alcune centinaia di nomi. Tutta questa gente  in realtà ha ben poco a che fare con il terrorismo.

In breve, se sei contro la dittatura e contro la guerra, sei un criminale e un terrorista. Se sostieni invece il regime che ha di fatto consegnato il territorio nazionale a Putin che lo usa per lanciare i missili sull’Ucraina, sei un bravo cittadino. Il bianco e il nero, il bene e il male nella Bielorussia di Lukashenko si sono invertiti.


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