Angelo Guglielmi non è stato uno dei migliori direttori di rete della televisione italiana, è stato il migliore. Giudizio personale, ovviamente, ma suffragato da una valanga di dati oggettivi. Nella storia della TV italiana c’è in modo evidentissimo un prima e un dopo la terza rete di Guglielmi.
La realtà era entrata nelle case degli italiani dal 1954 in poi soprattutto attraverso i telegiornali, peraltro di livello altissimo, con le migliori generazioni di giornalisti televisivi sia per le news che per gli approfondimenti, le inchieste, le interviste.
Guglielmi, che in giornalisti non li amava, rispettando il ruolo dei TG e coinvolgendo e trainando la testata di Sandro Curzi, ideò una rete che doveva portare gi italiani dentro la loro stessa vita, nella realtà personale e sociale, senza filtri e con molto disordine, ma senza finzione, caso mai con ironia e satira corrosiva.
Una TV spettinata, come la chiama Bruno Voglino, uno dei suoi favolosi collaboratori, la squadra più forte che abbia giocato in Rai: Voglino, Beghin, Balassone, Tantillo, Criscenti, Cereda e tanti altri. Erano un gruppo omogeneo, coraggioso, audace, sempre in apparente scontro con la dirigenza aziendale ma sempre alla fine condiviso dal direttore generale delle prime grandi stagioni, Biagio Agnes.
Tutta la TV di Guglielmi è ancora fra noi, in Rai e non solo. I personaggi scoperti e battezzati da quella stagione si chiamano Fabio Fazio, Serena Dandini, Piero Chiambretti, Gad Lerner, Michele Santoro, Federica Sciarelli, Corrad e Sabina Guzzanti, Donatella Raffai, e naturalmente giornalisti già al tempo affermati nella carta stampata come Corrado Augias e perfino Giuliano Ferrara. E l’indimenticabile maestro Andrea Barbato. E anche tentando una sola volta una caricatura del varietà tradizionale con “la piscina” Guglielmi lanciò Aldo, Giovanni e Giacomo, Maurizio Crozza, Alba Parietti.
Quando nell’estate del 1994 arrivò il primo vertice aziendale nominato dal governo Berlusconi tutti erano certi, compreso Walter Veltroni allora direttore dell’Unità, che tutto sarebbe cambiato ma non avrebbero toccato Guglielmi. Non fu così. Ma la forza di quella rete è arrivata fino ad oggi, anche con dei record incredibili come la longevità di “Chi l’ha visto”, per fare un solo esempio. Angelo non voleva mai giudicare i suoi successori, ma stimava la Rai 3 di Paolo Ruffini. I direttori di quella rete gli hanno sempre riconosciuto l’impronta inconfondibile e determinante del successo che, nel lontano 1987, fece vincere alla Rai il primo grande scontro con l’allora Fininvest. Altri sanno meglio di me il valore intellettuale e letterario di Guglielmi, io ricordo le lunghe riunioni di palinsesto dove andavo per il TG3 e quanto davvero ho imparato in quelle occasioni. Era una università non solo della televisione, ma della cultura.
(foto Rai3)