Sta arrivando l’autonomia regionale differenziata all’ insaputa dei cittadini italiani

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Gentili  amici di Articolo 21,
vogliamo portare alla vostra attenzione un tema che rappresenta per noi un mesto termometro di quanto nel nostro Paese il  “dovere di informare e il diritto di essere informati” siano ancora  lontani. Parliamo dell’autonomia regionale differenziata, la “secessione dei ricchi” che da anni continua la sua avanzata, attraversando governi di colore diverso, sostenuta da un fronte trasversale, che a partire da quel comma dell’art.116 della Costituzione modificato con la  riforma del Titolo V, vorrebbe attribuire alle regioni che ne fanno richiesta – in primis Veneto, Lombardia, Emilia Romagna  – la potestà legislativa su 20 materie concorrenti stato/regioni e anche su alcune finora esclusiva dello Stato come le norme generali sull’istruzione, la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali con finanziamenti  proporzionali al gettito fiscale di ciascuna regione. Un provvedimento che confligge con il patto di solidarietà della nostra Costituzione e che accrescerà ulteriormente le disuguaglianzeoltre a trasformare la Repubblica  in tante “repubblichette”, ciascuna con una  sua scuola, una sua sanità, una sua tutela dell’ambiente e dei beni culturali, persino una sua gestione dell’energia e delle grandi infrastrutture quali porti e autostrade.  Tutto questo  nella pressoché totale ignoranza dei cittadini italiani, che verranno a conoscenza delle conseguenze solo dopo il punto di non ritorno dell’approvazione.
E  non ci sarà alcun dibattito nemmeno in Parlamento: nella bozza del  disegno di legge quadro predisposto dalla Ministra Gelmini che sta per approdare al Governo, abbiamo letto che dopo la trasmissione dell’atto regionale con la richiesta delle prescelte forme di autonomia, è previsto un negoziato  tra Presidente del Consiglio dei ministri/Ministro per gli affari regionali e la Regione richiedente, che porta  a uno schema  preliminare poi approvato dal  Consiglio dei Ministri, e quindi  sottoscritto dal Presidente del Consiglio e dal Presidente della Giunta regionale interessata. In seguito  lo schema non sarebbe  trasmesso al Parlamento, ma alla  Commissione parlamentare bicamerale per le questioni regionali che, dopo aver audito solo il Presidente regionale, renderà il proprio parere. Lo schema definitivo verrebbe poi di nuovo approvato solo dal CdM, e al suo arrivo  al voto del Parlamento  le Camere non potranno approvare alcun emendamento.
Nel 2019 è nato  il coordinamento dei Comitati Per il ritiro di ogni autonomia differenziata, per l’Unità della Repubblica e l’Uguaglianza dei diritti  che riunisce  varie realtà, civiche e  partitiche*, che in tutti questi anni ha cercato con varie iniziative  di far conoscere alla cittadinanza quanto si sta apparecchiando, ma sembra che  sull’argomento ci sia un generalizzato “silenzio stampa”, interrotto solo da qualche articolo di “Il Fatto Quotidiano”, “Il Mattino”  e “Il Manifesto”, “Left” oltre ad alcune testate del nord Italia, che informano i propri lettori dei “progressi” che si stanno facendo verso l’autonomia.
Per questo chiediamo aiuto all’associazione Articolo 21,  per promuovere una campagna stampa che faccia uscire il dibattito sull’Autonomia Differenziata dalle “segrete stanze” per  raggiungere l’opinione pubblica e aprire  finalmente un confronto  trasparente tra le forze politiche.
 Il Tavolo per il NO all’Autonomia Differenziata, nato proprio dall’esigenza di unire soggetti diversi, ma convergenti sul pericolo rappresentato dall’AD, convoca: un presidio il 22 pv a Roma durante l’incontro tra Mariastella Gelmini e i presidenti di regione; un’assemblea online per il giorno 23 giugno – dalle ore 18 alle ore 21 – per discutere quali iniziative prendere e riflettere tutte e tutti insieme (anche alla luce di quanto si evincerà dall’incontro tra Gelmini e “governatori”) su una prima risposta politica e sulle iniziative di continuazione della lotta”


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