Gentili amici di Articolo 21,
vogliamo portare alla vostra attenzione un tema che rappresenta per noi un mesto termometro di quanto nel nostro Paese il “dovere di informare e il diritto di essere informati” siano ancora lontani. Parliamo dell’autonomia regionale differenziata, la “secessione dei ricchi” che da anni continua la sua avanzata, attraversando governi di colore diverso, sostenuta da un fronte trasversale, che a partire da quel comma dell’art.116 della Costituzione modificato con la riforma del Titolo V, vorrebbe attribuire alle regioni che ne fanno richiesta – in primis Veneto, Lombardia, Emilia Romagna – la potestà legislativa su 20 materie concorrenti stato/regioni e anche su alcune finora esclusiva dello Stato come le norme generali sull’istruzione, la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali, con finanziamenti proporzionali al gettito fiscale di ciascuna regione. Un provvedimento che confligge con il patto di solidarietà della nostra Costituzione e che accrescerà ulteriormente le disuguaglianze, oltre a trasformare la Repubblica in tante “repubblichette”, ciascuna con una sua scuola, una sua sanità, una sua tutela dell’ambiente e dei beni culturali, persino una sua gestione dell’energia e delle grandi infrastrutture quali porti e autostrade. Tutto questo nella pressoché totale ignoranza dei cittadini italiani, che verranno a conoscenza delle conseguenze solo dopo il punto di non ritorno dell’approvazione.
E non ci sarà alcun dibattito nemmeno in Parlamento: nella bozza del disegno di legge quadro predisposto dalla Ministra Gelmini che sta per approdare al Governo, abbiamo letto che dopo la trasmissione dell’atto regionale con la richiesta delle prescelte forme di autonomia, è previsto un negoziato tra Presidente del Consiglio dei ministri/Ministro per gli affari regionali e la Regione richiedente, che porta a uno schema preliminare poi approvato dal Consiglio dei Ministri, e quindi sottoscritto dal Presidente del Consiglio e dal Presidente della Giunta regionale interessata. In seguito lo schema non sarebbe trasmesso al Parlamento, ma alla Commissione parlamentare bicamerale per le questioni regionali che, dopo aver audito solo il Presidente regionale, renderà il proprio parere. Lo schema definitivo verrebbe poi di nuovo approvato solo dal CdM, e al suo arrivo al voto del Parlamento le Camere non potranno approvare alcun emendamento.
Per questo chiediamo aiuto all’associazione Articolo 21, per promuovere una campagna stampa che faccia uscire il dibattito sull’Autonomia Differenziata dalle “segrete stanze” per raggiungere l’opinione pubblica e aprire finalmente un confronto trasparente tra le forze politiche.
Il Tavolo per il NO all’Autonomia Differenziata, nato proprio dall’esigenza di unire soggetti diversi, ma convergenti sul pericolo rappresentato dall’AD, convoca: un presidio il 22 pv a Roma durante l’incontro tra Mariastella Gelmini e i presidenti di regione; un’assemblea online per il giorno 23 giugno – dalle ore 18 alle ore 21 – per discutere quali iniziative prendere e riflettere tutte e tutti insieme (anche alla luce di quanto si evincerà dall’incontro tra Gelmini e “governatori”) su una prima risposta politica e sulle iniziative di continuazione della lotta”