BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Sessualità melodrammatica. “L’opera a luci rosse” di Federico Fornoni, Ed. Olschki

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Sono talmente belle certe arie, cavatine e cabalette dell’opera lirica italiana da distrarre dal contenuto del plot, che fugge via inavvertito o passa in seconda linea. Già all’opera si fatica a seguire il libretto, figuriamoci se si riesce a porre mente al problema umano e sociologico che prorompe dal singolo melodramma. Se non fosse che i problemi ci sono e sono spesso “ardenti”: sulla scena dell’opera appare infatti violenza carnale, prostituzione, adulterio, civetteria, seduzione, sifilide e naturalmente tubercolosi (la tisi della traviata… trasmissibile col bacio…). Sono fatti personali e confidenziali, ma l’opera mette in scena proprio il mondo privato, mostra come donne e uomini agiscono nella realtà dei fatti passionali.

Ora, esibire allo spettatore queste cose è roba da Novecento inoltrato: nella rappresentazione ottocentesca il sesso costituisce un’indecenza che è meglio celare, sebbene esista; bisogna renderlo sostenibile, inventare modi (soprattutto extra-musicali) per far ingoiare il peccaminoso boccone al pubblico. E tutto per mera pruderie, perché quel pubblico ne era stuzzicato e spesso praticava nella vita reale multiple dissolutezze e il comune, diffusissimo adulterio.

Basta soffermarsi sulle trame delle opere liriche scordando la musica per capire che ci si trova in un ginepraio di peccaminosità, soprattutto se si traversa l’Ottocento italiano, epoca che questo magnifico saggio di Fornoni sorvola, e con un titolo che non lascia scampo: L’opera a luci rosse. Sono luci che baluginano in una quantità impressionante di opere, da Rossini a Donizetti, da Verdi a Puccini, passando per Arrigo Boito, Errico Petrella e altri compositori meno noti ma non perciò minori. Non solo il saggio ci apre gli occhi, si dilunga anche in eccelsa guisa proprio sull’insieme dei modi suddetti: le strategie rappresentative messe in atto per rendere ammissibili i fenomeni a sfondo sessuale sulla scena.

Detto questo sembra inutile ricordare che nel Ballo in maschera vanno in scena sia il matrimonio fallito e sia l’infedeltà; che L’equivoco stravagante di Rossini, per l’intreccio che si crea tra sposo ufficiale e amatore passionale, ebbe enormi problemi con la censura; che nel Barbiere la fresca Rosina è concupita dal vecchiardo Don Bartolo; come vive la verdiana Traviata. E sono soltanto assaggi.

Un bel ventaglio – anche divertente se si considera che siamo tra le pagine di un solido saggio scientifico – di situazioni e soggetti afferenti al problema delle luci rosse melodrammatiche: come l’Ottocento e la sua musica si confrontavano col sesso, come gestire artisticamente le ossessioni erotiche, come accogliere certi segni di primitiva emancipazione femminile, come presentare la figura della malmaritata, come mostrare le “corna” con una certa levità, come mettere in scena la ninfetta o la femme fatale, come rappresentare il prevedibile successo della seduzione femminile verso il debole maschio, gli equilibri della coppia, la focosità dell’incontro passionale, il vizio sadico e/o masochista. Quanto basta per dire che questo bellissimo volume può allegramente entrare tra le nostre letture musicali.

Federico Fornoni, L’opera a luci rosse, Firenze, Olschki, 2022

Sessualità melodrammatica. “L’opera a luci rosse” di Federico Fornoni, Ed. Olschki


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