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Rafa Nadal, un numero uno dalla parte degli ultimi

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Il 10 ottobre 2018 Maiorca e tutte le Baleari, vengono colpite da un violentissimo alluvione che fa oltre dieci  vittime. Un abitante di Manacor, nelle ore successive al diluvio,  riprende con il telefonino un suo concittadino che, con stivaloni e impermeabile, spala insieme agli altri le strade dal fango. E’ Rafael Nadal, il mito del tennis mondiale. Nelle stesse ore Nadal apre le porte della Academy di tennis da lui creata, sempre nell’isola di Maiorca, a oltre cinquanta sfollati che hanno lasciato le case travolte dal fango. Nei giorni successivi stanzia un milione di euro per la ricostruzione delle abitazioni distrutte.

Questo è Rafael Nadal, oggi, dopo la vittoria numero 14 al Roland Garros di Parigi, definito dalla stampa mondiale il miglior tennista di tutti i tempi. La discussione sul fatto che lo sia, o invece sia stato più forte qualche altro, non è rilevante: è invece molto importante la figura umana, l’esempio, il modello che Nadal rappresenta per lo sport e per la società.

Davvero unico. Il suo giovanissimo avversario in finale a Parigi è il miglior allievo della sua Academy e ringrazia per questo risultato tutta la famiglia Nadal per l’appoggio che ha avuto. E già non è cosa frequente. Ma prima della Academy, che sarà anche il suo futuro professionale, Rafa, nel lontano 2008, appena ventiduenne, crea una fondazione che fa presiedere da sua mamma, per aiutare paesi sfortunati e situazion i di carestia nel mondo. Attività che va avanti regolarmente con sempre maggiori investimenti da parte del tennista, diventato intanto più volte numero uno del mondo.

Sul campo, soprattutto se di terra rossa, Nadal è l’immagine precisa del suo carattere, della sua umanità: è il primo che fa sentire fisicamente i suoi sforzi sulle palle più difficili, non nasconde i problemi fisici che anno dopo anno aumentano, non nasconde gli sforzi e la fatica delle sue partite spesso interminabili ma quasi sempre vincenti, ricorre ai suoi strani gesti di scaramanzia incurante delle critiche che all’inizio non lo risparmiarono, dice ancora “grazie” e “per favore” ai raccattapalle e nessuno lo ha mai visto spaccare una racchetta in campo.  E tutto questo corrisponde ad una tenacia e a una resistenza al dolore fisico che ne fanno un esempio forse inimitabile ma unico, una persona più che un personaggio da cui farsi ispirare, uno positivo più che uno vincente. Nessuno ha vinto quanto lui in quello sport che oggi è tornato a piacere agli italiani, spesso immemori della forza che la nostra squadra ha avuto in passato (grande lavoro di Procacci la docufiction “Una squadra”, che naturalmente poteva essere fatta dalla Rai…). I segni del tempo e delle fatiche sotto il sole sulla faccia un po’ indio di Nadal ci sono tutti e prima o poi quel piede dolorante lo porterà via dai campi da tennis, lo sappiamo ma come lui vogliamo ancora crederci. Proprio perché Rafael Nadal non è solo uno dei più grandi sportivi di tutti i tempi, ma soprattutto è una bella persona che sa di essere stato fortunato e vuole spendere un bel pezzo della sua vita a far stare meglio i meno fortunati di lui.

 

 

 


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