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Il sogno non è più il posto statale

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Capita di tutto. Il sogno del posto statale si spegne. Tra i misteri del mondo del lavoro se ne aggiunge un altro. Accade l’impensabile: gli italiani rifiutano il posto fisso, perfino quello statale super garantito. La rivelazione a sorpresa l’ha fatta Enrico Giovannini. Il ministro delle Infrastrutture ha rivelato alla commissione Trasporti della Camera: «Recenti assunzioni per Motorizzazioni e Provveditorati sono andate in parte deserte, in particolare al Nord».

Giovannini ha sfatato il mito atavico del posto statale, con contratto a tempo indeterminato. Già questo antico sogno dei genitori per i propri figli stava venendo meno per le banche (l’automazione ha portato pesanti tagli all’occupazione e agli stipendi) ma ora il fenomeno si è allargato anche alla pubblica amministrazione. Perfino l’impiego statale attrae poco. Pure lo Stato datore di lavoro non piace più. Le assunzioni sono state poche rispetto alle necessità. In sintesi: i candidati o non si sono presentati, o non avevano i requisiti professionali adeguati, o non hanno preso servizio pur avendo vinto il concorso.

Il lavoro in Italia è un oggetto drammaticamente contraddittorio e misterioso. Ci sono oltre due milioni di disoccupati. Il dato non sorprende. Ci sono circa 3 milioni di precari. Anche qui nessuno stupore. Circa 50 mila giovani emigrano all’estero per lavoro ogni anno. Anche questo dato sulla “fuga dei cervelli” è noto. Contiamo circa 3 milioni di ragazzi cosiddetti Neet, che cioè né lavorano (1.000.000) e né studiano (2.000.000 di inattivi). Il turismo e la ristorazione hanno ripreso a tirare, cercano giovani da assumere con regolare contratto stagionale per i mesi estivi ma, e qui sbocciano gli interrogativi, stentano a trovare manodopera. Anche le aziende manifatturiere, di autotrasporto, informatiche hanno difficoltà a reperire operai, autisti, tecnici.

I motivi di queste contraddizioni in parte sono noti: i giovani emigrano all’estero per avere retribuzioni più alte, i disoccupati sono tanti perché molte imprese hanno chiuso o tagliato l’occupazione, i precari sono appesi agli infiniti contratti a termine (o perfino al lavoro nero) pur di guadagnare qualcosa. Le aziende invece stentano a trovare lavoratori soprattutto per due ragioni: i salari sono troppo bassi o esiste una carente qualificazione professionale. A giudizio di molti imprenditori pesa anche il reddito di cittadinanza: molti ragazzi preferirebbero l’assegno assistenziale del governo al salario proveniente dal lavoro.

Ma ora s’incrina anche il sogno del posto fisso statale. Il flop, come ha precisato il ministro Giovannini, spunta anche nel povero Sud e non solo nel ricco Nord. Scavando emergono le spiegazioni: i ragazzi del Nord, quando decidono di lavorare, preferiscono le aziende all’impiego pubblico perché le retribuzioni sono maggiori. Molti giovani del Sud, che una volta emigravano nell’Italia settentrionale pur di lavorare, adesso vogliono fare i professori o gli impiegati nei tribunali solo nelle loro regioni o in quelle limitrofe perché altrimenti dovrebbero sottrarre dallo stipendio un costoso affitto per la casa. Ma anche per il posto statale molte volte manca una preparazione adeguata all’ assunzione. Basta guardare ai magistrati e agli ingegneri: i candidati sono tanti ma alla fine dei concorsi le assunzioni non coprono le carenze di organico perché le bocciature fioccano.


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