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Grande emozione per la serata dedicata a Mario Paciolla e Giulio Regeni

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Grande emozione ieri sera per la serata di Il Cinema in piazza, dedicata a Giulio Regeni e Mario Paciolla, in cui Il Piccolo America e Confronti hanno acceso lo schermo del Parco della Cervelletta per ricordare i due giovani italiani assassinati nel 2016 in Egitto il primo e nel 2020 in Colombia il secondo, insieme alle loro famiglie, ancora in attesa di verità e giustizia.

Il Presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico è intervenuto all’incontro, nel corso del quale ha dichiarato: «Queste famiglie combattono ogni giorno, dimostrando un impegno senza precedenti. Le tante battaglie che stiamo conducendo insieme mi hanno dato la forza per andare avanti nel mio ruolo. Come Presidente della Camera e cittadino italiano, continuerò ogni giorno a lottare per quello in cui credo. La richiesta di verità e giustizia è basilare per dare dignità a uno Stato. Se uno Stato non chiede verità e giustizia quando accadono eventi di questo tipo, è uno Stato che non può avere dignità, né insegnare niente a nessun altro. Uno Stato che non rispetta i diritti umani non è uno stato possibile. Oggi siamo qui a dire che i diritti umani sono fondamentali in tutti i Paesi e su questo punto nessuna parte istituzionale deve arretrare. Questo è ciò che sto facendo da più di quattro anni e che cerco di fare insieme a queste famiglie».

«Abbiamo deciso di inaugurare la piazza di Tor Sapienza dedicandola all’impegno civile – ha detto Valerio Carocci, presidente dell’associazione Piccolo Cinema America –. Abbiamo imparato ormai il grande potere che ha il cinema nell’illuminare quelle battaglie che rimangono nell’ombra. In questo senso, ci piace pensare al cinema come un mezzo di dialogo nei territori e per questo siamo grati a tutte le persone qui presenti oggi perché hanno risposto a un appello: chiedere verità e giustizia per Giulio Regeni e Mario Paciolla».

«Tenere i riflettori accesi sulle ingiustizie è fondamentale per non far passare l’idea che esse siano inevitabili – ha dichiarato Claudio Paravati, direttore della rivista Confronti – né che la giustizia non possa fare il proprio corso in presenza di interessi politici ed economici. Per questo ringraziamo tutti e tutte coloro che si battono in nome della Verità e siamo onorati di avere stasera qui con noi alcune persone che sono l’emblema di tale impegno».

L’evento ha visto sul palco per la prima volta insieme le famiglie Regeni e Paciolla, che hanno ricordato così i loro ragazzi. «Mario era un ragazzo semplice, sicuramente un sognatore, ma molto pragmatico, rispettoso degli altri, soprattutto dei più deboli – ha detto Anna Motta, madre di Mario Paciolla –, la sua storia di violenza si intreccia con un conflitto, ma abbiamo la necessità di capire la morte di Mario. Mario era un cooperante dell’Onu, che si è resa latitante fino a questo momento. È paradossale che l’Onu, organizzazione che i nostri padri hanno costruito a tutela dei diritti umani, non sia riuscita a tutelare la vita di nostro figlio. Quindi questo percorso di verità e giustizia lo faremo per difendere l’onore di Mario, ma soprattutto per tutelare le tante persone che credono in un mondo diverso, migliore. Quindi chiediamo il sostegno di tutti, ognuno con i propri mezzi e talenti».

Paola Deffendi, madre di Giulio Regeni, si è unita all’appello: «Siamo una famiglia errante che chiede verità e giustizia. Lo abbiamo detto già dopo sei mesi dalla morte di Giulio, e ormai sono passati sei anni e mezzo. In questo lungo cammino – a parte alcune persone – non abbiamo ricevuto molto aiuto, soprattutto da parte delle istituzioni. Ci siamo scontrati contro un potere che a volte ci è sembrato un muro di gomma. Nell’attesa di un processo che dovrebbe essere avviato a carico di quattro alti ufficiali della National Security egiziana ma che non riesce a partire, io e Claudio, insieme alla famiglia e agli amici ci chiediamo: quali sono le trame del potere?».

«Un tratto comune a entrambe le famiglie – ha aggiunto Giuseppe Giulietti – è quello di chiedere verità e giustizia, non vendetta, e non solo per i propri figli. Quello che chiedono è verità e giustizia per tutti i “Giulio” e i “Mario” del mondo».

A seguire la riflessione di Ascanio Celestini che parte dall’immagine del corpo dei due ragazzi per estendersi a tutte le vittime di guerre e ingiustizie: «Se abbiamo qualcosa in comune è il corpo e se dobbiamo salvare qualcosa dalle guerre che stiamo combattendo quotidianamente o a livello planetario è il corpo. Nell’incontro tra corpo e anima c’è qualcosa che dobbiamo salvare: la vita umana».
(da Confronti)


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