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Gb, bloccato il primo volo che deportava richiedenti asilo in Ruanda

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La retorica usata dal primo ministro e’ simile a quella relativa all’uscita dell’Unione europea ma la Corte europea per i diritti umani, in realta’, e’ un organo giurisdizionale internazionale che non ha nulla a che fare con l’Unione europea. E’ stata infatti istituita nel 1959 per assicurare l’applicazione e il rispetto dei diritti umani fondamentali e vi aderiscono tutti i 46 membri del Consiglio d’Europa. Winston Churchill ne fu un acceso sostenitore cosi’ come il nonno paterno di Boris Johnson, James Fawcett, membro della Commissione europea per i diritti umani per 20 anni e presidente per meta’ del tempo. Proprio il nonno dell’attuale primo ministro, in piu’ occasioni, nell’ambito del suo lavoro per la Commissione europea dei diritti umani, si e’ rivolto alla Corte europea per i diritti umani per il Regno Unito. Per i suoi meriti era stato anche insignito del titolo di cavaliera dalla Regina. All’indomani del volo bloccato pero’, Boris Johnson sembra non voler guardare in faccia ne’ l’eredita’ lasciata da uno dei primi ministri conservatori piu’ importanti della storia del Regno Unito, ne’ tantomeno quella familiare. Cerchera’ di salvare la faccia con una mossa “alla Boris” ma questa volta, per motivi economici o umanitari, la societa’ civile non sembra essere dalla sua.
gi. Inizialmente il volo avrebbe dovuto imbarcare 37 persone, ma una serie di ricorsi legali hanno ridotto il numero a sei. Il piano del governo di mandare in Ruanda chi cerca di arrivare nel Paese attraversando il canale della Manica in barca e’ stato ampiamente criticato, nei giorni precedenti, non solo da giuristi, attivisti e praticamente tutti gli arcivescovi (il capo della Chiesa anglicana, l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby lo aveva definito un “piano empio”) ma anche, in una mossa alquanto inusuale per un futuro re britannico, dal principe Carlo, che lo aveva bollato, privatamente, come “spaventoso”. Boris Johnson e il suo ministro dell’Interno Priti Patel non hanno pero’ voluto fare alcun passo indietro. E questo nonostante l’enorme spesa a carico dei contribuenti, il numero irrisorio di rifugiati coinvolti e la totale alienazione dalle convenzioni internazionali sui rifugiati; per non parlare dell’ulteriore trauma inflitto a chi gia’ ha dovuto affrontare un viaggio della speranza rischiando la vita. Ieri sera e’ pero’ arrivata la doccia fredda per il governo. La ministra del Lavoro e Pensioni, Therese Coffey, ha fatto sapere che il governo e’ “sorpreso e deluso” dalla sentenza, ma che “gli avvocati del ministero dell’Interno stanno gia’ lavorando ai passi successivi”. Il ministro dell’Interno Priti Patel ha confermato che “I preparativi per il prossimo volo iniziano ora” ma Boris Johnson si e’ spinto oltre. Ieri, nel corso di una conferenza stampa, ha azzardato l’ipotesi di cambiare la legge sui diritti umani per poter procedere col progetto di mandare in Ruanda i rifugiati e non ha escluso il ritiro del Regno Unito dalla Convenzione europea, in modo da non essere soggetto alla Corte europea per i diritti umani.


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