Il Fringe è un bellissimo festival che mette in luce piccoli gioielli, disseminati nel territorio.
Per questa intensa performance nessun luogo poteva essere così adatto come San Pietro in Vincoli, ex cimitero del 1700 affascinante e ricco di storia, per 50 spettatori, buio e non attrezzato con un accoglienza intima e informale.
In questo luogo, la cultura di prossimità lascia il suo contributo, con un pubblico variegato, con moltissimi giovani misti a persone del quartiere o amanti delle arti performative venuti per l’occasione. Nel meraviglioso chiostro, sotto le arcate, qualche poltrona o divano dismesso con vari colori e storie da raccontare, accolgono il pubblico prima della performance, mettendo tutti a proprio agio e predisponendo l’animo all’evento.
La performance inizia con un buio profondo, tagliato solo da torce usate sui corpi dei performer, che permettono di scoprire lentamente ciò che accade, creando nello spettatore una voluta sensazione claustrofobica e un immersione totale nella dinamica.
Uno spazio rettangolare di 4 metri per 3, definito da un linoleum e con torce disseminate sulle diagonali, definisce lo spazio dell’azione o meglio dell’inizio “dell’altrui mondo”. La drammaturgia dei corpi ci porta dentro uno spazio chiuso, delimitato, inviolabile, dove gli interpreti vivono in isolamento. Un allontanamento dal mondo e dalle persone, che tutela, protegge, ma imprigiona. La scelta della reclusione forzata, di posizionarsi fuori dalla realtà circostante, viene in giapponese definita “hikikomori” cioè stare in disparte.
Abbiamo tutti per un pochino assaporato questa sensazione durante la pandemia, ma era forzata, non scelta. I ragazzi Hikikomori scelgono, di allontanarsi dal mondo circostante, non vanno a scuola, non hanno amici, solo contatti via video o social, una realtà virtuale, che ognuno costruisce ad hoc per i propri desideri.
I due interpreti Cassandra Bianco e Francesco Biasi, miscelano perfettamente tecnica ed espressività, in un crescendo ossessivo e frenetico, violento e bestiale, che li porta a diventare solo bisogno, pulsione, istinto, con una regressione animale, dolorosa e angosciante. Tutto si svolge dentro questo ring, ma la bravura di Vito Alfarano, coreografo e regista, non fa mancare la dinamica. I simboli usati sono nastri adesivi a strisce (quelli per indicare per le strade le zone di pericolo) che ben rappresentano sui corpi il legame indissolubile, il limite, la sordità, la cecità, il progressivo chiudersi in un bozzolo.
Bella questa performance della Compagnia AlphaZTL di Brindisi che lavora anche con uno sguardo sociale all’interno di un Festival sulle arti performative diffuse. Non ci sono retorica o soluzioni, chiavi di lettura o biasimo, solo una accurata e intensa partecipazione, una finestra su una stanza chiusa, di cui non conosciamo molto, ma che è già molto presente nella popolazione scolastica, in cui figli, famiglie, scuole vivono un inferno senza comprensione e assistenza, nel vedere i proprio ragazzi rinunciare alla vita.
Quindi, grazie Fringe per questo regalo, grazie alla compagnia e a Vito Alfarano per questa ricerca sensibile e corporea; un grazie particolare a Cassandra Bianco per la sua intensità e bravura, per il suo sguardo comunicativo e umano, questa performance è così potente grazie al suo talento.
Fringe Festival
Torino 19 maggio 2022
HIKIKOMORI
San Pietro in Vincoli
produzione AlphaZTL Compagnia d’Arte Dinamica
regia e coreografia Vito Alfarano
danzano Cassandra Bianco e Francesco Biasi
idea e selezione musicale Marcello Biscosi
coproduzione Ass.ne Balletto Città di Rovigo