La società civile e moderna, quella che non odia l’altro, già si sta organizzando e molte aziende aderiscono: chi vorrà interrompere la gravidanza sarà aiutato a recarsi in uno degli Stati americani che continueranno a garantire la libertà di scelta. Dunque il cambiamento ci sarà, ma non così radicale e drammatico. Eppure qualcosa ci spaventa ugualmente; cosa?
Ci spaventa che dall’America soffi un vento simile a quello che soffia da Mosca. E a pensarci bene anche da Varsavia, uno degli Stati più fermi, con Washington, contro l’espansionismo russo. Questo vento ci dice che il bene si impone. In tutti e tre questi Paesi si ritiene l’aborto un male e dunque la difesa del bene va imposta in nome del bene e contro il male.
Se noi accettassimo questo ragionamento dovremmo premettere a tutto una considerazione: perché distinguere tra omicidio colposo, preterintenzionale e intenzionale ? Questa è una prima forma di cedimento al male, perché gradualizza la percentuale di male che c’è nel male, che invece è sempre e solo tale. Proseguendo in questa approccio ideologico alla difesa della vita dovremmo ritenere assassinio anche la legittima difesa, e lo Stato che ha consentito la vendita di strumenti capaci di uccidere, come le armi. Dunque dovremmo ritenere gli Stati Uniti, ma non solo, Stati che istigano all’assassinio.
L’aborto è indubbiamente soppressione di una vita, anche se bisognerebbe stabilire da quando, visto che già San Tommaso escludeva che la vita già sia vita al momento del concepimento. Ma può essere anche difesa della vita della madre dal rischio di morte per entrambi, madre e nascituro. E’ quanto sta accadendo a Malta, dove una partoriente a rischio di decesso da parto non può abortire, creando così il rischio che muoiano entrambe, la madre e la creatura che porta in grembo.
A tutto questo si può arrivare solo pensando che noi dobbiamo difendere un diritto di Dio: è lui che dà e toglie la vita, il nostro ordinamento deve far rispettare i diritti di Dio. Questa interpretazione dei diritti di Dio può anche essere lecita, ma allora occorre modificare le nostre costituzioni, e definirci Repubbliche Teocratiche, rinunciando alla democrazia, che mira a far rispettare i diritti degli uomini, non quelli di Dio.
Arrivati a questo punto dobbiamo allargare lo sguardo: chi c’è dietro le guerre condotte in questo tempo? Non c’è forse, per chi le scatena, Dio? E’ così per l’Iran, una teocrazia che vuole conquistare a Dio e alla sua legge prima i territori islamici e poi il mondo intero. E’ così per la Russia, dove Putin ha citato il Vangelo per lodare i soldati che muoiono al fronte per combattere il male. E così per gli Stati Uniti, sebbene Biden non lo abbia mai detto espressamente, ma ha pur sempre citato (a sproposito) un papa, esortando con le sue parole a combattere: “non abbiate paura”.
Così non può non lasciare di stucco la differenza abissale tra il commento dei vescovi americani, che hanno lodato la sentenza della Corte Suprema che ha cancellato la precedente sentenza della Corte Suprema che consentiva la libertà di scelta, e quella del Vaticano. Qui emerge una posizione del tutta nuova e altra rispetto a quanto sin qui detto, affermato e criticato.
Che il Vaticano difenda la vita e sia contro l’aborto è abbastanza noto. Ma difendere la vita come diritto di Dio sembra simile al difendere il diritto di bere senza garantire a nessuno qualcosa con cui dissetarsi: quello se lo procurerà da sé.
Ma stiamo a quanto detto dai sacri palazzi, da dove sono arrivate queste parole del Presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Il sito della Santa Sede, Vatican News, le ha presentate così: “ è importante riaprire un dibattito non ideologico sul posto che la tutela della vita ha in una società civile per chiedersi che tipo di convivenza e di società vogliamo costruire”. Non sono belle parole e basta. Cosa vuol dire “tutelare la vita”? Vuol dire, per la Santa Sede, compiere “scelte politiche che promuovano condizioni di esistenza a favore della vita senza cadere in posizioni ideologiche aprioristiche”, e dunque “assicurare un’adeguata educazione sessuale, garantire un’assistenza sanitaria accessibile a tutti e predisporre misure legislative a tutela della famiglia e della maternità, superando le disuguaglianze esistenti”. In effetti, vien da pensare, nell’America di questa sentenza si pensa che ogni madre deve rinunciare alla scelta e portare a termine la gravidanza, ma se poi il bambino si ammala e lei non può pagare le cure per il bambino si entrerebbe in qualcosa di più pericoloso della vituperata Obamacare.
Se poi si afferma che questa cura da garantire non è solo fisica, ma anche per altri disagi, visto che il Vaticano afferma che occorre “una solida assistenza alle madri, alle coppie e al nascituro che coinvolga tutta la comunità, favorendo la possibilità per le madri in difficoltà di portare avanti la gravidanza e di affidare il bambino a chi può garantirne la crescita”, si arriva a uno scenario in cui io sono convinto che molti sostenitori della proibizione dell’aborto diverrebbero fermi sostenitori dell’aborto.