“Accampamenti informali e baraccopoli sono bacini di manodopera a buon mercato, luoghi del reclutamento per i caporali e per le aziende che di loro si servono. Il Gran Ghetto è luogo dalle condizioni di vita proibitive, ai margini, delle città e dei centri abitati, lontano dagli occhi della cittadinanza e da quelli di chi sceglie di non vedere. La notte scorsa tra le lamiere in fiamme ha perso la vita il giovane gambiano Yussuf Joff”. Così la Flai Cgil nazionale descrive l’orrore di ciò che è accaduto (un’altra volta) nel pianeta disperato dei braccianti del foggiano. L’ennesimo incendio nei ghetti della Capitanata, l’ennesimo morto negli ultimi sei anni: due nel 2017 proprio a Torretta Antonacci, nelle campagne tra San Severo e Rignano Garganico; quattro tra il 2018 e il 2020 nel ghetto di Borgo Mezzanone, tra Foggia e Manfredonia; uno nel 2016 nel cosiddetto “Ghetto dei Bulgari”, in località “Pescia”; l’ultimo dramma il 17 dicembre 2021 quando nel rogo della loro baracca nel ghetto di Stornara, muoiono i fratellini rom bulgari Christian, 4 anni, e Birka, 2 anni.
Due le baracche che hanno preso fuoco a Foggia. Ospitavano quattro braccianti ma solo Joof Yusupha è rimasto coinvolto. I vigili del fuoco intervenuti hanno trovato il suo corpo completamente incenerito ancora all’interno, tra quelle pareti in lamiera.
(Foto Flai Cgil )