Compie vent’anni il progetto della “Piazza delle Tre Culture”, luogo d’incontro delle tre grandi religioni monoteistiche del Mediterraneo. Tre luoghi di culto con tre istituti di cultura. Nel sito individuato (al Kait), attuale deposito delle locomotive di Catania, si prevede che si ergano sul mare tre “bastioni delle fedi” rimarcati da tre “pilastri polena” che innalzano il vessillo di ciascuna religione. In posizione contrapposta, i rispettivi istituti di cultura. Raffrontando la Stella di David, la Croce e la Mezzaluna sovvengono le parole del Dalai Lama, che quasi rimproverava gli italiani che diventavano buddisti (anche un famoso calciatore dell’epoca): “Ma perché cambiare la vostra religione, che è la più bella del mondo?”
Nella religione i simboli sono essenziali. Da quasi un secolo la religione cattolica soffre delle critiche di riformati, ebrei e mussulmani per un eccesso, nei secoli, di rappresentazioni artistiche, anche di Dio. Il risultato è che, dall’ottocento, non esiste una decorosa produzione artistica religiosa. Anche nel progetto della “Piazza” non sono previste opere d’arte dentro i luoghi di culto, si idealizza soltanto, in versione gotica, l’esigenza di salire a Dio, corredando esternamente i pilastri con recuperate rotaie ferroviarie verticali, che spingono lo sguardo in alto, come un indispensabile e solido tragitto verso l’altissimo.
Rimanendo alla simbologia consentita dalle tre religioni, ovvero Stella, Croce e Mezzaluna si può osservare che, sia per ebrei che per i mussulmani, il simbolo è preso dal cielo, con una epifania che rimanda alle prime esigenze di noi umani: guardare in cielo alla ricerca di Dio. La “rivoluzione” cristiana è già nel simbolo della croce: un incrociare di terrestri legni portati dal Dio che volle farsi uomo. Da far osservare che, all’epoca di Cristo, tra i pagani erano di gran voga il culto di Mitra e quello di Ercole, che, specularmente a Cristo, era un uomo che volle farsi dio. Da laico fervente non posso far altro che “tifare” per la religione cattolica che, anche nel “sogno” della Piazza delle Tre Culture, non può temere il confronto, promuovendo invece il dialogo. Oggi, e sempre, urgente.