C’è un documento inedito su Stefano Delle Chiaie redatto dall’intelligence del Paraguay all’epoca della giunta militare di Alfredo Stroessner, che presentiamo in esclusiva. E’ un profilo dettagliato, basato sulle testimonianze di due esponenti del terrorismo nero di rilievo, Elio Massgrande e Clemente Graziani, due dirigenti di punta di Ordine nuovo, fuggiti da latitanti ad Asunción alla fine degli anni ’70. E’ datato 11 settembre 1979 ed una copia è finita nell’archivio del terrore paraguaiano, il fondo che raccoglie la documentazione dell’epoca della dittatura.
Di professione provocatore e agente infiltrato
“Nell’ambito dei gruppi politici neofascisti, si è sempre caratterizzato per le sue azioni di carattere provocatorio”, è l’incipit del documento. La sua vera professione? Un agente sotto copertura, secondo l’intelligence di Asunción, che raccoglie la testimonianza di due militanti d’area molto vicini a Delle Chiaie: “In Spagna organizza un’agenzia di intelligence privata che pretende di mettersi al servizio dei gruppi nazionalisti europei e dei governi nazionalisti sudamericani”, si legge nel documento. Ovvero un proprio service, pronto ad offrire la propria opera alle dittature militari latinoamericane e ai gruppi neofascisti europei.
Delle Chiaie secondo Graziani e Massagrande, ha lavorato per moltissimi servizi segreti: “Quello italiano, spagnolo (in funzione anti Eta, per il controllo dei gruppi nazionalisti e creazione di vari gruppi per azioni di provocazione), quello cileno (per la DINA, la polizia segreta di Pinochet), per l’Argentina, l’Algeria e forse per la Francia e il Brasile”, si legge nella nota. Il modo di agire e quello dell’agente provocatore: “Infiltrazione e intossicazione (…) Si presenta con grandi idee e progetti di collaborazione sul piano delle informazioni, però soprattutto sulle azioni. Si pone inizialmente agli ordini, dà o fa qualcosa, per poi mirare ad avere prove per il ricatto e ottenere così soldi e protezione”.
L’operazione Lega nazional popolare
Dieci anni dopo la redazione di quella informativa, Stefano Delle Chiaie è di nuovo in Italia. E’ stato latitante per 17 anni, fino al marzo del 1987 quando viene arrestato a Caracas in Venezuela ed estradato in Italia. Era ricercato per le stragi, e alla fine dei processi ne uscirà assolto; l’unica condanna definitiva che conta il suo curriculum giudiziario è quella di ricostituzione del disciolto partito fascista.
Alla fine del febbraio 1989 viene scarcerato. E’ pronto per riprendere l’attività politica, in una Italia in fermento. Per seguire i suoi passi occorre sfogliare i fascicoli di processi dell’epoca, quando i magistrati cercavano di capire il suo ruolo nella stagione del terrorismo nero.
Nel corso del processo “Italicus bis” sulla strage di Benedetto di Val di Sambro del 4 agosto 1974, il Tribunale di Bologna ha acquisito gli archivi dei servizi di sicurezza su Stefano Delle Chiaie. Diversi faldoni, con migliaia di pagine, finiti nel fascicolo del dibattimento, che RomaToday ha potuto visionare. Tra il 1989 e la fine del 1991 il centro Sisde di Roma aveva seguito passo dopo passo la frenetica attività politica del fondatore di Avanguardia nazionale, che aveva il suo cuore a Roma. In un appunto datato 2 ottobre 1991, inviato al Dipartimento di pubblica sicurezza e al Comando generale dell’Arma dei carabinieri, il Sisde scrive: “L’attività intrapresa da Stefano Delle Chiaie per aggregare nuovi elementi intorno alla “Lega Nazional Popolare” è proseguita negli ultimi tempi attraverso una serie di iniziative differenziate ma ugualmente tese a consolidare nella variegata area dell’estrema destra un nuovo “polo” di attrazione». Per questa attività, prosegue la nota, Delle Chaie «starebbe trattando l’occupazione di un locale a due piani di proprietà del Comune, sito in via Marco Dino Rossi n.37 e con secondo ingresso in via G. Figliolini n.16, per la citata Lega”. Da quel momento il centro operativo dell’organizzazione si trasferisce nei locali di proprietà del Campidoglio a Torre Spaccata.
Pochi giorni prima in un hotel di Pomezia il movimento politico era stato ufficialmente fondato, con la partecipazione di diverse componenti del mondo neofascista: oltre a militanti provenienti da Avanguardia nazionale, parteciparono anche la Lega italiana, la Lega Sud, la Lega d’azione meridionale, il gruppo milanese Orion, guidato da Maurizio Murelli, il Fronte litorale nord e alcuni rappresentanti del Partito radicale.
L’attivismo di Delle Chiaie, però, era rinato da almeno un paio d’anni, subito dopo la sua scarcerazione del febbraio 1989. L’obiettivo del “Caccola” era duplice: da una parte riuscire ad “infiltrare” il Movimento sociale italiano, con l’appoggio – scrivevano i servizi di sicurezza italiani – di Pino Rauti e Gianni Alemanno, all’epoca rispettivamente ai vertici del MSI (fu segretario dal 1990 al 1991) e del Fronte della Gioventù. Nello stesso tempo il nucleo storico di Avanguardia si era ricomposto, agendo come ispiratore e finanziatore dei movimenti giovanili più estremisti, come il Movimento politico di Maurizio Boccacci, figura molto nota nel panorama neofascista romano. Ma esisteva anche un piano più riservato, quello di creare una alleanza con i movimenti secessionisti del sud, che all’epoca stavano sorgendo attorno alle sigle «Lega sud» e «Lega d’azione meridionale». Da Roma Delle Chiaie inizia a quel punto a tessere rapporti stretti con quel che rimaneva dell’antica struttura avanguardista in Calabria e, a partire dalla fine del 1991, in Sicilia.
Da Reggio Calabria a Palermo
A Roma funzionava la testa, il cervello dell’operazione Lega nazional popolare. Dal sud arrivavano manovalanza e antichi legami. Stefano Delle Chiaie dal 1989 inizia a ricompattare il gruppo di Avanguardia nazionale che fu protagonista dei motti di Reggio Calabria del 1970, quando esponenti della destra missina misero a ferro e fuoco per mesi la città. Il 1° novembre 1990 l’associazione il Punto di Delle Chiaie riunisce a Reggio Calabria i protagonisti di quella guerriglia. Tra questi Francesco, detto Ciccio, Franco e il sindaco di Reggio all’epoca dei motti Pietro Battaglia. Un ruolo attivo nella manifestazione del 1990 lo ebbero anche Felice Genoese Zerbi, nobile calabrese che partecipò attivamente alla rivolta del 1970, e l’allora consigliere comunale di Taranto Giancarlo Cito, il noto politico pugliese che verrà condannato per concorso esterno in associazione mafiosa negli anni successivi. Nel novembre 1991 Delle Chaie sbarca in Sicilia, dove – annota il Sisde – si riunisce con uno storico politico del Movimento sociale di Ragusa. L’ex procuratore generale Scarpinato ha aggiunto un ulteriore elemento nella sua recente intervista a Rainews24: “E’ stato acquisito un documento ufficiale, redatto nel 1992, con il quale si comunicava a più autorità che Stefano Delle Chiaie nella primavera del 1992 era venuto a Palermo, si era incontrato con boss mafiosi e che era coinvolto nella strage di Capaci”.
La sede a piazza Tuscolo
Nel 1991, poco prima di occupare i locali del Comune di Roma a Torre Spaccata, Stefano Delle Chiaie trasferisce gli uffici della società di Import-Export IEC srl – posseduta insieme al suo avvocato Stefano Menicacci – in un appartamento in via Elvia Recina, adiacente piazza Tuscolo. Non è un indirizzo qualsiasi. A meno di cento metri c’è una delle sedi storiche del MSI romano, quella di via Etruria, che faceva capo a Domenico Gramazio. In quegli uffici – composti da cinque vani – funzionava l’agenzia stampa Publicondor, specializzata in temi politici internazionali.
La vicinanza con la sede del partito storico della destra neofascista italiana non era un caso, per i funzionari del Sisde: “La Lega nazional popolare – si legge in una nota del 23 settembre 1991 – con il trasferimento della sede nella zona di Piazza Tuscolo è impegnata in maniera sempre più netta e definita nella ricerca di una identità politica che possa permetterle di acquisire consensi e, in prospettiva, voti per i futuri appuntamenti elettorali”.