Palermo è blu stasera.
Nel conto alla rovescia che la separa dai 30 anni esatti dall’ Attentatuni.
Il cielo terso e orgoglioso di chi non si piega, ma paga con la memoria il prezzo del dolore.
Attraverso l’arte Palermo si ricorda forte e cambiata, la sua forza s’insinua tra le fessure e la volta crollata di Santa Maria dello Spasimo, al quartiere Kalsa di Palermo dove sono nati e cresciuti Falcone e Borsellino, e dove il Capo della Polizia, il prefetto Lamberto Giannini, ricorda e rimarca con forza quell’esserci sempre che è strada maestra della polizia di Stato.
Loro sono lì, Giovanni e Paolo, in fondo al complesso, di spalle alla banda a parlare come erano soliti fare. Due statue che parlano, eccome se parlano!
Di fronte a loro, anzi tra loro e il pubblico, “l’albero di tutti”, anche questo vivo più che mai. Un albero secco, un abete dolomitico, dai cui rami prendono forma d’argilla i 400 caduti di mafia. Gemme di coscienza civile.
Tutto parla in questo vespro mistico.
Tutto ricorda.
Tutto ci inchioda a responsabilità che sono trasversali e imperiture.
E il vespro blu del 22 maggio traghetta in musica e ricordo il pubblico, i familiari delle vittime di Capaci, le autorità, gli uomini della Dia e dell’Fbi verso un 23 di passione e rispetto e coralità, con le note della banda della Polizia di Stato diretta dal
Maestro Maurizio Billi.
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