“In ogni storia vi sono elementi visibili e altri nascosti. Questo è particolarmente vero nelle storie di guerra”
Un film sulla guerra, tratto da una storia vera. Una guerra combattuta da persone comuni, non eroi, lontano dai campi di battaglia, dove è cruciale dissimulare la verità fornendo al nemico informazioni all’apparenza credibili ma false. Una spy story, ma non solo, costruita con impareggiabile maestria.
“L’arma dell’inganno – Operazione Mincemeat”, diretto da John Madden (Shakespeare in love), con, tra gli altri, Colin Firth e Kelly Macdonald, sarà nelle sale cinematografiche a partire dal 12 maggio con Warner Bros Italia.
Il film narra la storia vera – peraltro già portata sul grande schermo nel 1956 con “L’Uomo che non è esistito”, tratto dall’omonimo romanzo di Ewen Montagu – di una colossale operazione di disinformazione ideata dai servizi segreti anglo americani: “Mincemeat operation” (operazione carne tritata), con lo scopo di convincere i tedeschi che lo sbarco alleato per liberare il Sud Europa dal nazismo sarebbe avvenuto in Grecia e non in Sicilia, dove tutto lasciava supporre. Anche la data era nota: il 10 luglio del ’43. Nella certezza che lo sbarco sarebbe avvenuto in Sicilia, le potenze dell’Asse avevano ammassato lungo la sua costa gran parte dei loro uomini e mezzi. Lo stesso Primo Ministro britannico Winston Churchill ebbe a dire che: “Soltanto un idiota non si aspetterebbe la Sicilia”.
Fu così che il Twenty Commitee – un comitato creato nel 1941 dall’Intelligence britannica per coordinare la diffusione di informazioni false al nemico, attività questa divenuta poi cruciale nel mondo dello spionaggio – affidò a due ufficiali dell’Intelligence britannica, Ewen Montagu (Colin Firth) e Charles Cholmondeley (Matthew Macfadyen), il compito di attuare il piano di depistaggio, utilizzando la più improbabile, inaspettata, delle “spie”: il cadavere di un uomo sconosciuto (morto suicida), a cui era stata creata un’identità e una storia personale per l’occasione, quella del Maggiore William Martin in forza all’ MI5, che sarebbe stato fatto trovare sulle coste spagnole con indosso le false informazioni che si sperava non sarebbero sfuggite all’intelligence tedesca, molto attiva nella neutrale Spagna. “Hitler dovrà essere persuaso che il nostro obiettivo sia la Grecia”, ebbe a dire il Capo del Twenty Commitee John Masterman.
La riuscita del piano avrebbe avuto l’indubbio merito di risparmiare migliaia di vite umane: quelle dei soldati alleati che avrebbero trovato, auspicabilmente, un fuoco di sbarramento più debole se le forze dell’Asse avessero trasferito in Grecia il grosso dei mezzi e degli uomini.
Un film che parla della guerra, dunque, ma non di quella che si vede sui campi di battaglia. Una guerra che viene combattuta nell’ombra, dove è cruciale dissimulare la verità fornendo al nemico informazioni all’apparenza credibili ma false, utili alle sorti della guerra.
Com’è noto, lo sbarco alleato avvenne proprio in Sicilia, in un’area compresa tra Licata e l’Isola della Maddalena nella notte tra il 9 e il 10 luglio e fu condotto con 180.000 uomini appartenenti agli eserciti inglese, candese e statunitense, supportati da uno straordinario e ingente quantitativo di mezzi, secondo solo allo sbarco in Normandia. L’Isola fu conquistata nello spazio di soli 10 giorni, a causa della scarsa resistenza incontrata (il grosso delle truppe e dei mezzi dell’Asse erano stati nel frattempo spostati sulle coste della Grecia), e da qui ebbe inizio la liberazione dell’Italia e del Sud Europa. Un avvenimento decisivo per le sorti del conflitto.
In questo film lo spettatore viene letteralmente catapultato in quella sorta di realtà parallela, dove nulla è come sembra e ciò che più importa è la sua mistificazione, a qualsiasi costo! Impeccabile anche la fotografia, che con i suoi chiaro-scuri riesce a creare la giusta atmosfera cupa, spoglia di qualsiasi orpello, come si addice del resto ad un lavoro svolto sotto copertura da persone comuni, non eroi, uomini e donne con le loro fragilità, con le loro debolezze. Dove anche l’amore, pur presente e vibrante, stenta a decollare a causa delle circostanze.
Da segnalare inoltre l’estrema cura dei dettagli, in cui si distingue un cast di assoluta eccellenza che vede, in primo piano anche due figure femminili, cruciali nella narrazione: le bravissime Jean Leslie (Kelly Macdonald) e Hester Legget (Penelope Wilton).
Accanto a loro, in forza all’MI5, un impareggiabile Colin Firth, ex avvocato, che ha deciso di abbandonare le aule dei Tribunali per servire più efficacemente il suo Paese, e uno straordinario Matthew Macfayden, condizionato da una presenza incombente e onnipresente: quella del fratello, prediletto della madre, eroe di guerra morto al fronte.
Nel film è presente anche un curioso riferimento all’interno del Twenty Commitee, responsabile dell’Intelligence – è al suo interno che è nata la strategia della disinformazione, cruciale nel mondo dello spionaggio, e tra queste l’operazione Mincemeat – di numerosi scrittori, tra cui Ian Fleming (impersonato da Johnny Flynn), che ha dato vita al personaggio letterario di James Bond.
“Amo raccontare le storie che non sai dove ti portano, che ti sorprendono perché sono piene di sorprese. Sono uno strumento incredibile, le sorprese, se usate bene e, al contrario della vita, al cinema sono molto piacevoli da vivere. Ma (il film, ndr) è stato fatto due anni fa, in un contesto molto diverso da quello attuale. L’ultima cosa che volevo fare era promuoverlo sulla scia del conflitto ucraino, che ci paralizza tutti e rende difficile parlare di un film ambientato durante un’altra guerra. Era straordinario poter raccontare le dinamiche di quella che definisco la guerra nascosta, quando nelle stanze di una Londra oscurata si fumava e si decidevano trame sotterranee, con la paura di venire fregati dai nemici, provando a ingannarli. Una responsabilità gravosa per i personaggi coinvolti, oltre che per Churchill, visto che dalla resistenza allo sbarco in Europa sarebbero dipesi i destini dei soldati e di milioni di persone che vivevano l’occupazione nazifascista. Loro per vari motivi non sono al fronte e costruendo una finzione ci si perdono, è molto umano.” Queste le parole del regista riferite in un’intervista, a latere della presentazione del film al Bif&st (Bari International Film Festival) lo scorso marzo.