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Buon Primo Maggio… possibilmente da vivi

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Tra la guerra in Ucraina che non accenna a finire e la pandemia di Covid-19 che sembra inarrestabile, arriva il Primo Maggio, finalmente nelle piazze.

Arriva in un momento difficile, sia per la situazione economica che occupazionale, con un elevato tasso di disoccupazione e un numero crescente di lavoratori e lavoratrici “poveri”, con uno stipendio ai limiti della sopravvivenza e contratti precari (sono tre milioni, con un incremento di 400mila unità durante l’emergenza Covid).

I venti di guerra e la precarietà del lavoro non devono però farci dimenticare della salute e sicurezza sul lavoro.

Rispetto a un anno fa, gli infortuni sul lavoro sono infatti aumentati del 50%: erano 128.671 nel primo trimestre del 2021, sono 194.106 nel primo trimestre del 2022, secondo i dati delle denunce diffusi dall’Inail.

E quasi 200 sono i morti sul lavoro nei primi tre mesi dell’anno per l’Inail (il doppio per l’Osservatorio Morti sul lavoro di Bologna).

Sono numeri impressionanti. Duecentomila persone che in soli tre mesi subiscono un infortunio lavorando in Italia è un dato preoccupante. È una strage silenziosa, una carneficina quotidiana, un’emergenza nazionale. Non ci sono più termini per definirla.

Come ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, incontrando i genitori del 18enne Lorenzo Parelli, morto in un’azienda meccanica all’ultimo giorno di tirocinio, “Sono davvero morti – e infortuni, aggiungiamo noi – assurdi, che minano le fondamenta della convivenza sociale”.

Gli interventi necessari sono noti: più controlli nelle aziende, incentivi e investimenti per la riorganizzazione del lavoro e l’ammodernamento di strumenti e apparecchiature, introducendo magari l’obbligatorietà di sensori di sicurezza su tutti i macchinari edili, l’attuazione della patente a punti (già prevista dal Dlgs. 81/2008) che qualifichi le imprese oneste e virtuose e punisca, ad esempio escludendole dagli appalti pubblici, le imprese maggiormente colpite da infortuni e malattie professionali.

Senza dimenticare la corretta applicazione dei contratti nazionali di lavoro, la lotta a lavoro nero, sfruttamento lavorativo e caporalato e la giustizia per le vittime del lavoro, a cui si potrebbe dare effettività istituendo una Procura nazionale sugli infortuni sul lavoro, o quantomeno aumentando l’organico della magistratura e prevedendo una formazione specifica.

La legislazione e gli strumenti per ridare dignità al lavoro ci sono. E il Primo Maggio, ma non solo, è l’occasione per rivendicarli.

Buon Primo Maggio allora a tutti i lavoratori e a tutte le lavoratrici! E auguriamoci di uscirne vivi, e in salute.

 

(vignetta di Tiziano Riverso)


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