Il 28 maggio 1980 terroristi della Brigata XXVIII marzo uccidevano a Milano il presidente dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti, firma di punta del Corriere della Sera, esempio di quel giornalismo che “vuole capire per poter spiegare”. L’omaggio di Alg e Fnsi al cimitero di Cerreto Maggiore. Il messaggio del presidente Giulietti.
Il 28 maggio 1980 era un mercoledì. Passerà alla storia come un mercoledì di lutto per il giornalismo italiano. Quella mattina, in via Salaino, a Milano, Walter Tobagi, firma di punta del Corriere della Sera e presidente dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti, veniva ucciso, a soli 33 anni, dai terroristi della Brigata XXVIII marzo.
Colpito perché con la sua penna aveva scavato sotto la coltre di violenza e propaganda che ammantava l’ideologia estremista; perché con il suo metodo rigoroso e lucido aveva capito e voleva spiegare. Ammazzato per il lavoro di cronista, per il suo impegno civile, per la dedizione verso i lettori. “Voler capire per poter spiegare”, era – appunto – il suo motto.
Sono trascorsi 42 anni da quel tragico mercoledì mattina, ma a ricordare le parole dell’ultimo intervento di Tobagi, la sera prima, di fronte ai colleghi dell’Assostampa, si ritrovano tante intuizioni ancora attuali e insieme tutta la passione per tante battaglie che ancora animano la professione: per la libertà di stampa, per l’autonomia dell’informazione, per l’autorevolezza del giornalismo.
Dopo 42 anni, come ogni anno, anche questo 28 maggio Associazione Lombarda dei Giornalisti e Federazione nazionale della Stampa italiana renderanno omaggio a Walter Tobagi, insieme con le autorità locali e gli alunni di alcune scuole, con una piccola cerimonia al cimitero di Cerreto Maggiore.
Per tenere vivo il suo esempio di giornalista libero, che non arretra davanti alle minacce e non rinuncia a coltivare quello spirito critico oggi ancora più necessario per decifrare la realtà. Perché, come scrisse il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 40° anniversario della morte di Tobagi, «la società è cambiata in questi decenni ma la sfida della libertà, dell’autonomia, dell’autorevolezza della professione giornalistica è sempre vitale e il desiderio di scavare nella realtà per portare alla luce elementi nascosti, oltre a essere buon giornalismo, aiuta anche a trovare semi di speranza».
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Il presidente Fnsi, Giuseppe Giulietti, ricorda Walter Tobagi a 42 anni dall’omicidio: