Scrivere di mafia costa caro, a taluni è costata la vita, ad altri, ancora oggi una parte consistente del reddito. E’ quanto sta accadendo a Rino Giacalone per un articolo riferito ad un riconosciuto capo mafia dell’area di Mazara del Vallo. Dicasi “riconosciuto” perché a carico dell’uomo c’erano sentenze che gli attribuivano la partecipazione a reati gravissimi. Tuttavia un’espressione utilizzata da Giacalone nell’articolo pubblicato nel “lontano” aprile del 2013 sul blog “Malitalia” aveva prodotto una denuncia per diffamazione a carico del giornalista. In primo grado i giudici hanno assolto Giacalone riconoscendo la piena, legittima e pertinente adesione dello scritto ai principi dell’articolo 21 della Costituzione. Contro la sentenza la Procura di Trapani ha però proposto ricorso in Cassazione, che ha annullato con provvedimento 50187 del 3/11/2017 la pronuncia disponendo il processo di Appello. La conclusione del processo è stata sfavorevole al giornalista con condanna a 600 euro di multa e al pagamento di tutte le spese per i diversi gradi di giudizio nonché al risarcimento delle parti civili e spese legali. Il 24 settembre 2021 si è proceduto a notificare a Giacalone un pignoramento presso terzi per complessivi euro 14.887,59. Dunque adesso è stato pignorato un quinto del suo stipendio, il tfr e i conti correnti sono bloccati. Il prossimo 19 aprile è fissata udienza dinanzi al giudice per decidere l’assegnazione delle somme.