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Report Rai 3 racconta i 428 teatri italiani chiusi

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In un’Italia dove il patrimonio artistico – culturale viene trascurato da una politica incapace di valorizzarlo e difenderlo, lunedì 18 aprile su Rai 3, il programma Report (alle ore 21.20) manda in onda un’inchiesta dedicata ai 428 teatri chiusi su tutto il territorio nazionale, firmata dall’inviata Giulia Presutti. Un numero impressionante che sta a dimostrare l’incuria, l’indifferenza, la cecità di una politica che non ha saputo evitare lo scempio di centinaia di teatri storici di grande valore architettonico e artistico in molti casi irrecuperabili. Uno su quattro è un edificio storico, vincolato dalle sovrintendenze ai Beni Culturali chiusi per necessità di un restauro che spesso, per mancanza di fondi, non viene realizzato: le città restano così prive del luogo di aggregazione più importante nella storia d’Italia.

E intanto il ministero della Cultura diretto da Dario Franceschini fa sapere che dopo l’abbattimento del Teatro di Mariupol in Ucraina, ha deciso di stanziare un contributo per la sua ricostruzione perché “ogni teatro è patrimonio dell’umanità”, ma alla domanda di Report che ha chiesto chi dovrebbe quantificare quanto costa il patrimonio culturale storico architettonico italiano abbandonato, la risposta è che nessuno lo sa: “perché la Direzione generale dello spettacolo del ministero della Cultura fa sapere che non c’è un censimento aggiornato – scrive sulla pagina facebook di Sigfrido Ranucci autore e conduttore di Report-, e per il 2022 finanziano 420 milioni di euro destinati solo a spettacoli e non alle infrastrutture. Per i teatri non è previsto nulla, possono pure crollare. E naturalmente su tutto questo non è destinato neanche un solo euro del Piano di ricostruzione e di resilienza».

L’ultimo censimento dei teatri chiusi in Italia risale al 2008 per merito dell’Associazione Teatri Aperti, presieduta da Francesco Giambrone (attualmente sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma) che motivava così l’impegno di creare una sorta di mappa dei teatri destinati all’oblio: «Portare avanti una grande battaglia di civiltà, finalizzata a restituire alla fruizione una rete straordinaria di luoghi di teatro che rappresentava (e potrebbe rappresentare ancora) uno dei collanti capaci di tenere insieme il nostro paese». Nel 2008 i risultati di questo censimento sono stati resi pubblici con la pubblicazione del volume Teatri Negati. Censimento dei teatri chiusi in Italia, (Franco Angeli editore) curato da Carmelo Guarino e Francesco Giambrone. «È incredibile che l’ultimo censimento risalga al 2008 – ci spiega Giulia Presutti raggiunta al telefono nella redazione di Report mentre sta ultimando il montaggio del suo servizio –, e da questo siamo partiti per indagare su quanti teatri siano stati chiusi.

Ho iniziato ad occuparmene nel mese di dicembre del 2021 e tra i tanti che abbiamo potuto conoscere mi ha colpito in particolare uno a Venezia, all’aperto, che si chiama Arena Teatro Verde, costruito sul modello dei teatri greci con la cavea. Un anfiteatro edificato nel 1952 per accrescere la base dell’isola di san Giorgio, un’operazione posticcia Esistono dei filmati d’epoca che testimoniano la sua costruzione e attività, come ci ha spiegato Carlo Montanaro (uno dei più importanti studiosi di cinema italiano ed ex direttore dell’Accademia delle Belle Arti di Venezia, ndr)».

Attualmente il Teatro Verde è in fase di ripristino grazie ad un progetto presentato dalla Fondazione Giorgio Cini che può accogliere fino a 1500 spettatori. Risale al 2013 la sua ultima apertura con il concerto di Patti Smith. Tra i 428 teatri che hanno le porte sbarrate ce sono anche alcuni in Trentino Alto Adige: «Il Teatro Aula Magna di Laives – ci spiega ancora Giulia Presutti visionando l’elenco del volume Teatri Negati – , il Cinema Città di Levico Terme (in provincia di Trento), il Teatro della Cassa Rurale di Lavis (Trento)», a cui si aggiunge il Teatro Dolomiti di Coredo (Trento) che sostituisce tra quelli elencati il Teatro Zandonai di Rovereto che nel frattempo è stato riaperto nel 2013, dopo la chiusura per restauri iniziata nel 2002.


https://ascosilasciti.com/it/2019/02/10/lemozione-del-teatro/ di Jonathan Della Giacoma

L’elenco è impressionante spiegano gli autori di Report: «Dei 428 chiusi la metà è di proprietà pubblica, sono dei comuni, regione o demanio dello Stato. La maglia nera va alla Lombardia con 57 e alla Sicilia con 59 ma in in tutte le regioni d’Italia c’è un patrimonio inutilizzato. In Piemonte sono 32, la Toscana ne conta 39, in Emilia Romagna 23 (tra questi ci sono anche i teatri lesionati dal terremoto del 2012 che ha causato un ammontare di circa 3,5 milioni di euro per i danni subiti, ndr) , la Campania ne conta ben 29 e in Puglia sono 21, mentre nelle Marche 16», (una regione che ne conta oltre 100 costruiti tra il Settecento e l’Ottocento, molti dei quali sono dei veri capolavori architettonici e artistici, tra quali figura il Teatro della Fortuna di Fano che è attivo e dispone di 900 posti, mentre il più piccolo è il Teatro Flora di Penna San Giovanni con 99 posti.

Aggiornare il censimento per verificare ad oggi la situazione dovrebbe essere un dovere dello Stato che ha il compito di tutelare il suo patrimonio storico e culturale, mentre regna l’indifferenza spesso causata da amministrazioni incapaci e insensibili in comuni in cui sorgono teatri di notevole pregio. Nonostante i reiterati appelli di salvaguardare un bene pubblico da parte di esponenti della società civile, intellettuali, storici e associazioni ambientalistie, in molti casi non è stato fatto nulla per ripristinare la loro agibilità. Bene ha fatto Report a denunciare la gravità del problema che va analizzato anche da un punto di vista economico: teatri chiusi significa meno posti di lavoro. L’opinione pubblica ha diritto di conoscere i motivi che hanno portato alla chiusura di così tanti teatri, alcuni dei quali irrimediabilmente perduti per sempre. Tra le molteplici cause, tra le quali figurano gli incendi (un esempio è rappresentato dalla ricostruzione del Teatro la Fenice di Venezia andato a fuoco nel 1996 per cause dolose), crolli strutturali, terremoti, ristrutturazioni iniziate ma mai completate, cambi d’uso per essere trasformati in cinema, centri commerciali come il San Ferdinando di Napoli, in supermarket come il Teatro Italia di Venezia. Sempre nella città lagunare esiste l’unico teatro costruito all’interno di un complesso ospedaliero, un tempo il secondo più grande d’Europa.

Teatro Marinoni Lido di Venezia

All’interno del complesso monumentale dell’ex Ospedale al Mare di particolare pregio architettonico, storico, culturale, e ora ridotto in condizioni fatiscenti, c’è anche il Teatro Marinoni che faceva parte integrante dei servizi sanitari per offrire momenti di svago ai bambini ricoverati e al personale medico e infermieristico che ci lavorava. Costruito in stile Liberty il cui soffitto affrescato dall’artista Giuseppe Cherubini, pittore veneziano appartenente alla “Scuola di Burano”, ha subito la stessa sorte di tutti gli altri edifici che componevano una vera e propria cittadella sanitaria.

Nel 2011 il Teatro fu occupato in segno di protesta per il suo stato di degrado e abbandono, da parte del Movimento del Teatro Valle Occupato di Roma in concomitanza della Biennale Cinema che si stava svolgendo. La protesta voleva richiamare l’attenzione delle istituzioni presenti al Lido al fine di sollecitare l’avvio di lavori per la sua messa in sicurezza. Una promessa non mantenuta che era stata offerta in cambio dello sgombero, poi avvenuto, in cambio della garanzia della sua salvaguardia. Tra i commenti che sono apparsi sulla pagina facebook “Insieme per il Lido di Venezia e Pellestrina”, c’è anche quello di Maria Grazia Delrio che scrive: “Al Teatro Marinoni ricordo quanti ospiti venivano e tra questi ci fu anche Adriano Celentano e il suo clan”. Alle promesse di un progetto di recupero, non è seguito nessun intervento risolutivo e allo stato attuale le sue condizioni strutturali sono sempre più precarie. Per vicende giudiziarie sono chiusi anche il Cine – Teatro Savoia di Sant’Antioco in Sardegna, il Teatro Petralata di Roma e il Teatro Rossi “Aperto” di Pisa di cui il servizio di Giulia Presutti si è occupata per la puntata di Report di lunedì 18 aprile. Nel 2021 è stato chiuso dopo che Associazione TRA lo aveva occupato otto anni fa in contemporanea col Teatro Valle di Roma e altre esperienze a Palermo e a Roma, blindato con un lucchetto all’ingresso e un altro accesso chiuso da una lastra. Nel 2013, dopo che era chiuso da sessantanni e in in cattive condizioni, il teatro un vero capolavoro dell’architettura settecentesca, fu occupato da un gruppo di studenti e intellettuali.

Ne seguirono una ricchissima serie di iniziative culturali: teatro danza incontri workshop con un pubblico sempre più partecipe e affezionato. Furono avviati tavoli di incontri e trattative fra Regione, e l’allora sindaco di Pisa Filippeschi, la Sovrintendenza proprietaria dell’immobile. Le trattative dovevano cercare di trovare una soluzione per la totale messa in sicurezza dell’immobile per la sua agibilità e per la salvaguardia di un presidio culturale che si stava lanciando come progetto di rilievo nazionale. Il progetto, che avrebbe provato a conseguire, seppure a piccoli passi dei finanziamenti, per la realizzazione di quanto convenuto al tavolo trattative fra Associazione TRA e Istituzioni, si è arenato nel Settembre 2020 quando L’Associazione si è sciolta.

Il volume Teatri Negati riporta anche uno dei casi più clamorosi avvenuti in Italia: il Teatro Massimo di Palermo chiuso per 23 anni a causa di lavori di restauro che si sono poi rivelati inadeguati . Nel 1997 viene riaperto con il concerto inaugurale dei Berliner Philarmoniker diretti da Claudio Abbado che aveva sfidato due anni prima l’allora sindaco Leoluca Orlando, al quale aveva chiesto di intervenire affinché venisse riaperto il giorno della sua nascita centenaria, il 12 maggio 1997. Un destino diverso è rappresentato invece dal Teatro settecentesco di Giovan Battista Fattori di Gualtieri (Reggio Emilia), segnato da fasi alterne di chiusura e riapertura. Nel 1979 il teatro viene chiuso al pubblico per seri problemi strutturali. Nel 2006 per merito dell’Associazione Teatro Sociale di Gualtieri rinominato anche Teatro Rovesciato (gli spettacoli avvengono in platea mentre il pubblico siede sul palcoscenico) diventa un cantiere aperto. Nei primi anni, i lavori di recupero sono stati portati avanti dai giovani dell’associazione con la partecipazione di volontari che si sono alternati nei lavori di rimozione dei detriti rimossi con badili e carriole. Nel 2012 è stato riaperto al pubblico e ospita importanti stagioni di teatro e concerti. È bastata la volontà di un gruppo di giovani volenterosi e appassionati per cambiare il destino di questo teatro riportato alla luce e restituito alla sua cittadinanza. Un esempio virtuoso di impegno civile a dimostrazione di cosa si riesce ad ottenere con la determinazione e la volontà di non arrendersi e rinunciare. Una coscienza collettiva capace di reagire e non cedere alla rassegnazione che in molti altri casi ha permesso e che si potrà vedere a Report.

Teatro Rossi Aperto Pisa

L’Associazione culturale Ascosi Lasciti (www.ascosilasciti.it) testimonia con “Oltre i luoghi abbandonati”, un progetto decennale volto a riscoprire i luoghi dimenticati in Italia nel mondo sul tema “esplorazione urbana. Esplorazioni e leggende dei più suggestivi luoghi abbandonati. Non solo. Reportage da città fantasma, relitti e sotterranei nel mondo. Oltre i (soliti) luoghi abbandonati”. Sul loro sito sono pubblicate molte immagini di edifici abbandonati tra i quali ci sono anche molti teatri con articoli che ne descrivono le condizioni fatiscenti e di degrado.

(pubblicato su www.rumorscena)

428 teatri chiusi: Report testimonia l’abbandono di un patrimonio storico culturale


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