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Regeni, una lezione da apprendere per cambiare le regole

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Nello stallo del processo per le torture e l’assassinio di Regeni, si è capito che la procedura di elezione di domicilio – così com’è – può essere una ”espediente ostruzionistico” alla portata di imputati stranieri, attivabile semplicemente non dichiarando il luogo in cui le comunicazioni inerenti il processo vanno indirizzate. Un gioco da ragazzi, che lo stato egiziano sta portando avanti fin dal primo atto di imputazione dei presunti aguzzini del ricercatore massacrato.

Questa lezione va appresa per cambiare le regole. Magari prevedendo che – in casi simili –  gli atti del processo che riguardi un imputato straniero si possano considerare regolarmente notificati, tramite l’invio all’ambasciata del suo Paese. La conseguenza sarà un processo in contumacia, che non è il massimo della prestazione giudiziale, ma almeno si arriverà ad una sentenza. Imperfetta e appellabile, ma sempre meglio del dimenticatoio, il più atroce vilipendio alla dignità di una persona uccisa, dei suoi familiari e di un’intera nazione, di fronte all’oltraggio della non collaborazione, scientemente consumato da un altro stato.

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