“La nuova legge non vi permette di lavorare. Se la stampa non è libera di scrivere le notizie, il problema finisce per non esistere”.
Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, sotto scorta dal 1989 per il suo ruolo nella lotta alla ’Ndrangheta, parla davanti a tanti giornalisti, aspiranti giornalisti e curiosi all’International journalism festival di Perugia. Il teatro Morlacchi, per l’occasione, è stracolmo. L’incontro del 9 aprile è stato organizzato dall’associazione degli allievi della scuola di Perugia e oltre a Gratteri è presente sul palco anche Floriana Bulfon, giornalista che scrive per L’Espresso e Repubblica ed è autrice di documentari e libri sulla criminalità organizzata. Il titolo del panel è “Mafie d’Europa ai tempi della pandemia”. Il giornalismo, spiega Gratteri, ha un ruolo fondamentale nel mantenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica e dei governanti sulla mafia. Ma c’è di più. In Europa la stampa ha il compito di accendere i riflettori su una realtà che, dalla Spagna alla Germania passando per i Paesi Bassi, è ancora difficile da accettare. Molti, anche i media, non riescono a fare i conti con la consapevolezza che la criminalità organizzata abbia messo piede nelle città più importanti d’Europa, commerci in droga e ricicli poi i proventi illeciti comprando tutto ciò che è in vendita. Lì non hanno ancora capito che “la lotta alla mafia è una guerra”, dice Gratteri. Solo con questa consapevolezza si potrà iniziare a combatterla.
In Italia invece la lezione è stata imparata con costi enormi, ma c’è sempre il rischio di abbassare la guardia. Il procuratore se la prende quindi con i ”vertici della categoria dei giornalisti che – spiega – non hanno trovato il tempo di capire e quindi criticare in anticipo la nuova normativa sulla presunzione di innocenza”. La normativa in questione, per Gratteri, ”impedisce ai giornalisti di lavorare e rappresenta un’involuzione dal punto di vista della libertà di stampa”. Un’involuzione tale che, per lui, “porterà l’Italia al 200esimo posto nella classifica dei paesi stilata in base al grado di libertà di stampa”.
Il procuratore spiega che la questione è grave perché con questa nuova normativa “la stampa non è libera di scrivere una notizia, e se la notizia non c’è il problema non esiste”. Questo perché, chiarisce Gratteri, “un problema esiste solo se per due o tre giorni lo stesso tema viene trattato sui tre o quattro giornali più importanti d’Italia. O sui telegiornali più importanti. Altrimenti il problema non esiste”. Il problema può essere anche la mafia, la ‘Ndrangheta, la criminalità organizzata. E quindi le conseguenze possono essere gravi. “Ma su questo nessuno dice niente, perché il potere non vuole essere disturbato”, conclude il procuratore.
(da ProfessioneREporter.eu)