E’ stato presentato a Roma il secondo lungometraggio dell’attrice e regista tedesca Ina Weisse, opera che indaga nel profondo, come raramente accade, il rapporto tra arte e ansia della prestazione, attraverso il linguaggio universale della musica. Confida la regista in conferenza stampa: “Il film attinge a esperienze personali perché è bene scrivere di ciò che si conosce. Inevitabilmente si fa un incredibile lavoro interiore. In questo caso è stato a quattro mani: io e la mia co-sceneggiatrice Daphne Charizani, ci siamo dovute aprire svelando aspetti che ci riguardavano personalmente. Io e Daphne, abbiamo studiato musica, io ho suonato per tredici anni il violino, Daphne il violoncello, entrambe in un’orchestra”.
La storia è quella di Anna Bronsky (Nina Hoss), insegnante di violino in un liceo musicale a Berlino. È sposata con il liutaio francese Philippe Bronsky (Simon Abkarian) e con lui ha un figlio di 10 anni, Jonas (Serafin Mishiev), che studia musica nella scuola della madre. Anna Bronsky è una donna insicura, ossessionata dal raggiungimento di alti livelli artistici, condizione psichica che, probabilmente, contribuisce a una patologia che le impedisce di esibirsi in pubblico, per superare la quale si appoggia ad un amante. Un giorno Anna rimane affascinata dal talento di un candidato, Alexander Paraskevas (Ilja Monti) e fa di tutto per ammetterlo alla scuola e prepararlo agli esami. Presto l’alunno diventa la sua nuova fissazione, un modo con cui misurare se stessa, al punto che, per questa missione, trascura marito e figlio e, nei confronti dell’allievo, la sua ansia di perfezione si fa tirannica e castrante …
La storia, raccontata benissimo, tocca temi universali, poco indagati dal cinema, soprattutto se collocati nell’anonima quotidianità di una famiglia “illuminata”. Il film fa riflettere sul nostro bisogno di eccellere per essere amati, sulla difficoltà di accettare i nostri limiti quasi che talento e successo siano una sorta di “rango” interiore, unica condizione per ritenersi “degni”. Il linguaggio delle note diventa così metafora universale di un problema che esiste in qualsiasi ambiente competitivo, dove l’accettazione passa attraverso il raggiungimento di “livelli altissimi”. Sarà il finale, non prevedibile, a chiudere il cerchio suscitando nello spettatore riflessioni e domande: epilogo di un’opera che ci interroga sul senso dell’esistenza e su come l’arte, per quanto necessaria, non venga mai prima della vita stessa.
Felice Laudadio, nel presentare “L’audizione”, lo ha definito un film “bellissimo” e, vedendolo, non si può che dargli ragione. Si può anche osare la definizione di “capolavoro” pur se il tempo non ha ancora concesso la necessaria sedimentazione. L’audizione – già presentato in anteprima mondiale al 44° Toronto International Film Festival, al festival di San Sebastian, dove l’attrice protagonista Nina Hoss ha vinto il premio per l’interpretazione e al Bif&st 2020 – uscirà nelle sale italiane giovedì 5 maggio, distribuito da Pier Francesco Aiello per PFA Films ed Emme Cinematografica.
Regia di Ina Weisse. Un film con Nina Hoss, Sophie Rois, Thorsten Merten, Simon Abkarian, Ruth Bickelhaupt. Genere Drammatico, – Germania, Francia, 2022, Uscita cinema giovedì 5 maggio 2022 distribuito da PFA Films.