Nella poesia Testamento (1845), capolavoro del poeta ucraino Taras Sevcenko, si rilevano diversi riferimenti alla storia della nazione ucraina. Il poeta la compone a Pereyaslav, luogo del trattato tra i Cosacchi e Caterina di Russia, quando, per colpa delle differenti lingue, ai Cosacchi fu fatto credere che l’Ucraina, liberata dopo la vittoria cosacca contro la Polonia, era libera ed alleata alla Russia. Tra gli altri riferimenti, nella poesia, il segnare il Dniepr come confine e la volontà di liberare la terra Ucraina e vedere il fiume gonfiarsi del sangue dei nemici. Ci affidiamo alla traduzione che ne ha fatto il più grande Poeta siciliano, decano dei poeti italiani; traduzione per cui il nostro letterato ricevette la cittadinanza onoraria di Kiev ed il Premio Frankò, ex aequo con G. Garcia Marques.
La storia si oppone alle fantasie di Putin che incolpa Lenin della creazione dell’”espressione geografica” di Ucraina. Purtroppo anche un giornalista accorto come Wlodek Goldkorn, su l’Espresso, cade nel tranello di Putin, incolpando tra l’altro Lenin di usare l’autodeterminazione dei popoli per “distruggere l’impero”, creando dal nulla le nazionalità. Tutto aveva bisogno la nascente URSS, tranne che distruggere lo stato centralizzato, essendo in corso la guerra civile.
A riprova della volontà unitaria dell’impero russo lo stesso giornalista porta ad esempio il tentativo fallito nel 1881 da parte dello Zar riformatore, Alessandro II, che appena propose tra le riforme anche l’autonomia dei quasi cento popoli dell’impero (polacchi compresi), fu assassinato da un complotto. Goldkorn non dice che il regicidio fu organizzato dal ministro degli interni zarista, che fece cadere la colpa sugli anarchici (meno male che Pinelli e Valpreda non erano ancora nati…).
Ecco che è mancata da parte di Goldkorn la giusta interpretazione del motivo dominante della storia russa: la sempre rinascente volontà reazionaria dei potenti: Putin è come uno zar autocrate. Del resto lo stesso Stalin, alla madre che lo venne a trovare al Kremlino, disse: “Sai mamma sono il nuovo zar!” la madre rispose “Era meglio se restavi in seminario!”. Stalin non reagì, con la madre…