Peggiora di giorno in giorno la situazione dei giornalisti e attivisti russi indipendenti, che sono tanti e in qualche modo possono considerarsi anche loro vittime della guerra russo Ucraina.
È degli ultimi giorni la notizia dell’aggressione del premio Nobel, direttore di Novaya Gazeta, Dmitry Muratov. Muratov si trovava in treno tra Mosca e Samara mentre due sconosciuti gli hanno gettato negli occhi pittura rossa mista ad acetone. Il giornalista è ora in ospedale. La rivendicazione dell’atto criminale è stata fatta da un gruppo denominato “Soyuz Z paracadutisti “ ed è stata pubblicata per poco tempo sul canale Telegram e poi subito cancellata. Secondo i redattori di Novaya Gazeta , i paracadutisti dell’Unione Z sono un gruppo nato nel nome di un veterano delle forze aviotrasportate e delle forze speciali russe, Yakolevich Popovskikh, che tra il 1998 e il 2006 era stato processato per il caso dell’omicidio del giornalista Dmitry Kholodov e poi assolto.
Questa aggressione, che la Federazione europea dei giornalisti (Efj) ha condannato senza riserve, è sintomatica del clima in cui devono vivere in Russia oggi i giornalisti indipendenti. I media che criticano il regime non esistono più e anche lo storico Novaya Gazeta è stato sospeso.
I giornalisti russi indipendenti, con cui la Efj è in contatto, denunciano una situazione invivibile e paragonabile soltanto ai peggiori anni del regime sovietico. La censura che devono affrontare non è stata mai applicata in questo modo, nemmeno durante la guerra in Afghanistan , che pure fu presentata come una “missione internazionale “ di cui non si seppe il numero dei militari morti.
“Nel 1980 – racconta u* attivista e giornalista il cui nome non citiamo per motivi di sicurezza – la censura dello Stato si era allentata e questo è durato per diversi decenni. Ma oggi tutta la vita civile, tutto quello che abbiamo conquistato in quasi 40 anni è stato cancellato in una settimana. I media russi sono stati chiusi o sospesi e quelle che il governo considera fake news comportano per chi le scrive e le pubblica fino a 15 anni di carcere”
Ma è già dal 2021 che la Duma aveva varato leggi che restringevano la libertà di espressione, per esempio non si potevano più diffondere informazioni sulle proprietà dei funzionari statali, sulle infrastrutture o gli spazi militari .
“Oggi la censura è ovunque – dice ancora l’attivista e collega – Internet è controllata, sono stati chiusi più di 1500 siti in un mese. Sono stati multati dozzine di utenti internet , persone qualunque che hanno postato qualcosa contro la guerra o perfino coloro che in un posto pubblico hanno citato frasi di Tolstoj o altri scrittori classici contro la guerra. Il giornalismo d’inchiesta è completamente morto”.
Oggi in Russia sono state bloccate le organizzazioni non governative. Molti giornalisti e bloggers sono schedati come agenti stranieri e numerosi sono dovuti fuggire dal Paese.
Ma quello che fa più male di tutto, forse, a questi colleghi, è l’atteggiamento generale di condanna che molta parte dell’opinione pubblica occidentale ha dei giornalisti russi, accomunandoli tutti o quasi alla propaganda filo putiniana o ritenendoli responsabili, quando va bene, di colpevole inerzia nei confronti del regime.
Le sanzioni contro gli esponenti governativi e gli oligarchi, secondo gli attivisti russi, hanno avuto poche o nessuna conseguenza su di loro, ma hanno comportato invece ritorsioni pesanti nei confronti dei media. E ci sono casi in cui alcuni giornalisti sono ingiustamente finiti nella lista dei sanzionati da parte della Ue. Tra loro Pavel Gusev, che, sostiene u* attivista, non è mai stato una voce della propaganda, si è espresso in favore della libertà di stampa per anni e si è prodigato molto all’interno del Council of Human Rights delle Nazioni Unite.