Bielorussia arrestata la giornalista Aksana Kolb caporedattrice della testata indipendente Novy Chas.

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Mentre tutti gli occhi sono puntati altrove, in Bielorussia le repressioni politiche si stanno intensificando. La settimana appena conclusa è stata contrassegnata dall’arresto dei vertici dei sindacati indipendenti e ulteriori ritorsioni contro i media indipendenti.

Aksana Kolb è la la caporedattrice della testata indipendente Novy Chas. È stata arrestata il 20 aprile scorso con le accuse pretestuose di “organizzazione e preparazione delle azioni che violano gravemente l’ordine pubblico” (art.342 comma 1 del codice penale bielorusso). Si intende cioè che quello che pubblicava la testata faceva da catalizzatore delle proteste. L’art. 342 prevede fino a 4 anni di reclusione. È uno dei classici escamotage usati dalle autorità bielorusse per reprimere il dissenso.

Va sottolineato che il giornale non esce sulla carta stampata da agosto 2021, il sito internet della testata è bloccato in Bielorussia da ottobre 2021. Nonostante tutto la redazione continua eroicamente a lavorare pubblicando quotidianamente i materiali sui social.

L’arresto di Aksana Kolb era una questione di tempo. Tutto è iniziato con l’inchiesta del giornalista Dzianis Ivashyn pubblicata da Novy Čas all’inizio del 2021. Dimostrava come gli ex agenti del corpo speciale ucraino Berkut si erano rifatti la vita in Bielorussia nelle forze dell’ordine del regime dittatoriale e hanno partecipato alla brutale soppressione delle proteste pacifiche in agosto 2020.

Dzianis Ivashyn faceva giornalismo d’inchiesta. La sua area di interesse principale era l’influenza russa in Bielorussia e Siria. È stato arrestato a marzo 2021 dal KGB e ora rischia fino a 15 anni di reclusione per alto tradimento. In carcere viene continuamente sottoposto alle pressioni psicologiche e tenuto nelle condizioni disumane: cella senza riscaldamento in inverno, assistenza medica negata, la corrispondenza fermata dalla censura e tutti gli altri trattamenti riservati ai prigionieri politici in Bielorussia.

I media indipendenti bielorussi vivono in trincea dal 2020, le redazioni sono state spostate all’estero: essere giornalisti in Bielorussia significa poter essere arrestati in ogni momento. Purtroppo i media internazionali non ne parlano, come da tempo hanno smesso di parlare delle repressioni in Bielorussia. Ma la situazione è tutt’altro che rientrata, le ong per i diritti umani ogni giorno danno notizie di arresti e perquisizioni, perciò vorremmo ricordare che scendere in piazza in Bielorussia adesso è la stessa cosa che farlo in un campo di concentramento.

Perché la Bielorussia di fatto lo è: ad oggi 25 giornalisti sono in carcere e ci sono minimo 1143 prigionieri politici.


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