Di Aldo Garzia ricordo soprattutto la gentilezza, il suo coraggio nel prendere posizione, la sua genuina umanità, la sua mitezza e la straordinaria forza d’animo con la quale si era risollevato dopo le tante traversie che aveva patito. Ricordo bene le volte che gli scrivevo, le sue risposte sempre garbate e all’insegna dell’affetto e dell’amicizia, il suo essere magriano in tutto e per tutto, figlio della magnifica tradizione del Manifesto, ricca di cultura e di visione internazionale.
Lo intervistai all’Emiciclo in occasione del cinquantesimo anniversario di un quotidiano che a tutti noi è profondamente caro e riempì la discussione di aneddoti e passione civile, integrandosi alla perfezione con i ricordi di Matteo Bartocci e Vincenzo Vita e regalando l’affresco vivido di una stagione indimenticabile.
Era venuto, in precedenza, a parlare del 25 aprile, sempre con estrema cortesia, con la sua freschezza di idee, con la sua bellezza interiore, con il suo parlare lento e mai banale, al pari delle sue argomentazioni, spesso in controtendenza, fiere di remare in direzione ostinata e contraria e scevre da ogni conformismo.
Aldo aveva una prosa brillante, un’apertura mentale assai rara, una curiosità verso il mondo che quasi travolgeva gli interlocutori e un amore incondizionato per il cinema, Bergman in particolare, e per tutto ciò che aveva a che fare con Cuba e con la sua significativa vicenda politica. E poi era animato da un sincero interesse per il prossimo che lo induceva a essere sempre conviviale e piacevolissimo; senza dimenticare la sua passione per i giovani che si basava sulla comprensione del testimone da passare, dell’esperienza da tramandare e della saggezza da condividere, perché così era cresciuto e questa scuola si portava dietro con orgoglio.
Di Aldo ricordo gli articoli, le conversazioni, il suo immenso amore per la Liguria, terra che amo anch’io profondamente e alla quale mi legano esperienze professionali indimenticabili, la sua gioia di vivere e il suo non arrendersi mai. Se n’è andato troppo presto, ma noi ricordiamo qui l’amico, il compagno, la persona nella sua squisita unicità e non ci lasciamo andare alle lacrime, che pure verrebbero naturali, perché sappiamo che lui ci fisserebbe col suo sorriso sornione e ci farebbe capire che la vita continua, che non bisogna mai smettere di lottare e che vale sempre e comunque la pena di credere in qualcosa.
Ciao Aldo, mi mancheranno sia i tuoi i consigli che i numeri che mi giravi senza chiedere nulla in cambio. Mi mancherà il tuo esserci sempre e mi mancheranno, ovviamente, i tuoi complimenti quando scrivevo qualcosa che ti colpiva in maniera particolare. Grazie per aver fatto parte anche della mia vita, sia pur per un periodo troppo breve, in una fase storica nella quale aver condiviso la strada con te è stato prezioso.
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