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Ucraina. Solidarietà ai giornalisti in prima linea. Milano rilancia l’idea di uno spazio sui media italiani per i giornalisti censurati

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Anna Politovskaja aveva già capito tutto. Una ventina d’anni fa, parlando della seconda guerra in Cecenia, scriveva “gli unici a poter cambiare il clima, però, siamo noi. E nessun altro. Aspettarcelo dal Cremlino, com’è accaduto con Gorbaciov , oggi è sciocco e irrealistico. Né ci potrà aiutare l’Occidente, che poco si cura della «politica antiterrorismo di Putin» e che invece mostra di gradire la vodka, il caviale, il gas, il petrolio, gli orsi e un certo tipo di persone…”

È una perfetta fotografia del rapporto di puro utilitarismo che i governanti occidentali e Putin hanno instaurato in questi anni. Gas contro operazioni belliche in Siria; da questa parte alcuni partiti affascinati dal regime “ordine & disciplina”, dall’altra gli oligarchi innamorati dei forzieri delle banche europee.

Ha fatto bene l’Associazione Lombarda dei Giornalisti a fare un’iniziativa contro l’aggressione russa in Ucraina, al fianco dei giornalisti e a favore della libertà d’espressione; ha fatto bene a farla ai giardini milanesi dedicati ad Anna Politovskaja; ha fatto bene ad allargare l’invito alle associazioni laiche e solidali di Milano. “Chi spara ai giornalisti è come se sparasse a ciascuno di noi”, ha detto Roberto Cenati, presidente provinciale dell’Anpi. “Massima solidarietà ai giornalisti russi – ha proposto Luca Paladini de i Sentinelli – ma non dimentichiamoci della libertà d’espressione censurata in nazioni come la Turchia o la Polonia. Concetti simili sono stati ribaditi da Lorenzo Frigerio di Libera, da Riccardo Sorrentino, Presidente dell’Ordine Lombardo dei Giornalisti. Perché poi in prima linea ci vanno non solo gli inviati di testate famose, ma anche tanti free lance, spesso pagati poco e senza assicurazione. E il ricordo corre a Andy Rocchelli, ucciso insieme a Andreij Mironov proprio nel Donbass nel 2014. Erano lì per raccontare con profondo rispetto una guerra brutta e sporca. Li ha uccisi un colpo di mortaio partito dalle armi ucraine. Uccisi perché non dovevano raccontare cosa stava accadendo. Proprio come gli 8 giornalisti già uccisi nella guerra ucraina.

Infine ha fatto bene l’Associazione Lombarda dei Giornalisti a indire questa manifestazione ricordando che la censura è un veleno che parte dai quartier generali militari ma arriva anche nelle nazioni vicine. E qui in Italia ha ricordato Beppe Giulietti, presidente della FNSI, se ne vedono i primi segnali “con le liste di proscrizione e i tentativi di imporre il pensiero unico”.

Perdonerete ma devo anche autocitarmi: all’iniziativa ai Giardini Politovskaja rappresentavo non solo il Festival dei Diritti Umani e Articolo21 ma anche il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti. E mi sono espresso a favore dell’idea lanciata da Carlo Verdelli: un invito ai direttori di giornali, radio, televisioni, blog perché facciano un atto concreto di solidarietà con i giornalisti che rischiano il carcere in Russia, li ospitino, diano loro un palco dove esprimersi liberamente. Insomma, una specie di scorta mediatica internazionale. Chi comincia?


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