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Stato di emergenza finito, emergenza no

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Dopo 26 mesi finisce lo stato di emergenza dovuto alla pandemia di Covid 19. Il green passa non è più obbligatorio quasi per nessuno, le attività riprendono in presenza completa, la stragrande maggioranza degli italiani è convinta che il coronavirus non ci sia più, anche perché la vaccinazione è andata molto bene e infatti è praticamente terminata. Una famiglia su due, secondo le dichiarazioni dei sanitari, è comunque alle prese con il virus nella forma della variante Omicron, ma la vive e la tratta come una influenza, che peraltro ha avuto una improvvisa ripresa proprio nell’ultimo mese.
In due anni l’Italia ha avuto 160.000 morti ufficiali, quasi il doppio secondo i calcoli Istat sulla crescita dei decessi (quarto paese al mondo) e quando parli con chi avuto il Covid, Omicron inclusa, ti dice che è una brutta malattia e continua a stare molto attento.
Da oggi quindi, oltre ai 5 milioni e mezzo di non vaccinati, ci sono quasi otto milioni di italiani che hanno scelto di vaccinarsi ma sono a rischio quasi come due anni fa. Non sono i no vax, sono i malati che abbiamo imparato a definire “fragili”.
Sono certamente molto meno visibili di quanto dovrebbero essere in un paese evoluto, sono da sempre i meno seguiti dal sistema sanitario, sono quelli che anche con una infezione da Omicron possono rischiare la vita e che la vita la rischiano già ogni giorno perché sono malati oncologici in terapia o no, malati cronici, malati neurologici, malati in dialisi, anziani. Per loro la pandemia continua, visto che abbiamo 100.000 contagi al giorno destinati sembra ad aumentare con la fine delle restrizioni.
Il mondo occidentale ha deciso che, avendo a disposizione i vaccini, ad un certo punto si doveva far prevalere le ragioni dell’economia su quelle della salute. Comprensibile, la società è spappolata dalla pandemia, ora si è aggiunta la guerra in Ucraina, è una situazione drammatica.
Quello che è invece intollerabile è che non ci si sia preparati a questo nuovo stato di fatto mettendo in campo un piano per continuare a proteggere quei malati fragili che non hanno alcuna responsabilità della situazione in cui si trovano. In due anni si sarebbe dovuto capire che l’assistenza sanitaria sul territorio, la politica dei tamponi e poi della distribuzione dei medicinali anti Covid erano decisivi. E invece poco o niente è cambiato. E adesso le vittime di questi errori e di questi mancati investimenti sono proprio quei milioni di malati e le loro famiglie.
L’assistenza domiciliare in Italia è fra le peggiori d’Europa, con le dovute differenze fra una regione e l’altra. Se i malati potessero contare su un intervento quotidiano di un infermiere vaccinato e tamponato e su assistenti obbligati a vaccinarsi e ai quali il tampone dovrebbe essere fatto gratuitamente già i rischi si ridurrebbero molto. Se i medici di famiglia fossero dotati, e non lo sono, dopo 2 anni, dei sistemi di protezione individuale e obbligati a recarsi a casa a visitare i pazienti sarebbe tutto diverso, anche perché è ufficiale che i farmaci anti Covid vanno presi entro 3 massimo 5 giorni dai primi sintomi e ancora oggi spesso non si riesce nemmeno a fare un tampone in questo lasso di tempo! Al punto che le 600.000 pillole antivirali acquistate saggiamente dalla struttura commissariale rischiano di scadere negli scaffali delle farmacie ospedaliere mentre potrebbero salvare la vita e evitare ricoveri a chi è più vulnerabile dalla malattia anche meno grave.
Queste domande le ha tutte formulate domenica sera Fabio Fazio al ministro Speranza, purtroppo senza ottenere una risposta concreta su nessun aspetto. Intanto tornano a scuola gli insegnanti no vax ma non per stare in classe, forse per riunirsi fra loro in qualche aula separata, chissà….
Per fare gli interventi che ho elencato secondo i tecnici servono circa 10 miliardi di euro, quindi meno dei 13 che costerà il riarmo italiano per un solo anno!
E invece no. Invece per otto milioni di malati e di famiglie l’unica strada sarà ancora per mesi stare lontani dalla società, chiusi in casa il più possibile, gravarsi di enormi fatiche, vivere nella paura, e per chi può permetterselo pagare l’assistenza, tamponi inclusi, a proprie spese. E chi non può permetterselo sperare che la sorte gli sia favorevole!


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