In campo contro il precariato giornalistico. Anche il Sindacato giornalisti Veneto ha partecipato, questa mattina mercoledì 9 marzo, al presidio di fronte al tribunale di Torino in occasione dell’avvio della vertenza che il collega Valerio Tripi ha aperto contro Repubblica con il sostegno della Federazione nazionale della stampa italiana.
Formalmente inquadrato dal 1999 come collaboratore dell’edizione di Palermo, il cronista, patrocinato dall’avvocato Bruno Del Vecchio consulente storico della Fnsi, ha deciso di imboccare la strada legale per vedersi riconosciuti oltre vent’anni di lavoro subordinato. Una scelta non facile e che si inserisce in una rivendicazione “collettiva” che vede coinvolti altri precari del quotidiano diretto da Maurizio Molinari, accomunati da una stessa storia di sfruttamento e incertezza occupazionale: a Genova, a Torino, a Firenze.
La battaglia contro il precariato è una battaglia di tutti e non solo dei giornalisti. È una battaglia per il lavoro, per la dignità, per la libertà . Sgv da sempre è in prima linea e anche in questa occasione ha voluto essere presente per rafforzare lo spirito solidaristico che tiene assieme tutti i sindacati e le associazioni regionali di stampa. Con i rappresentanti del Coordinamento dei precari di Repubblica, con Mattia Motta (presidente Clan Fnsi, la Commissionale lavoro autonomo nazionale) con Silvia Garbarino (presidente dell’Associazione stampa Subalpina), per il Veneto c’era Nicola Chiarini, referente in giunta regionale appunto per il lavoro autonomo.
«La vicenda di Valerio Tripi e dei colleghi di Repubblica – commenta – è paradigmatica di quanto avviene da troppi anni nel mondo giornalistico. In tutte le aziende editoriali tra cottimo, impiego di partite Iva improprie, cococo sfruttati vengono compressi diritti e retribuzioni, spingendo fuori dalle redazioni e dai contratti colleghi con professionalità solide e ricchi curricula. Un’informazione precaria determina una democrazia precaria, intaccando diversi capisaldi della Costituzione, dal diritto a un’equa retribuzione spettante a ciascun lavoratore al diritto dei cittadini a essere correttamente informati».