Sabaudia su tutte le prime pagine dei giornali e non per le dune, i vip, i premi letterari, la bonifica, Pasolini e Moravia. Non per il canottaggio ma per l’arresto di un numero cospicuo di amministratori locali, sindaca in testa. Un’avvocata eletta a suffragio quasi universale con una lista civica, promessa di cambiamento dopo numerosi commissariamenti e dopo oltre trent’anni scanditi da auto bruciate e liquefatte, incendi, immobili in affitto a famiglie d’onore e migliaia di abusi edilizi . Per capire bisogna ritornare a dieci anni fa quando sulla terrazza dalla sobria architettura razionalista, proprio di fronte agli uffici comunali, campeggiava un tendone sotto il quale, tra tappeti e ornamenti vari, erano stati messi divanetti panterati per una attività di ristorazione in capo alla famiglia di Salvatore Di Maio, ex carabiniere detentore di mezza piazza di Sabaudia, affittuario della Regione Lazio, risultato poi il destinatario della maggior parte dei provvedimenti di sequestro e confisca dietro inchiesta della Dda.
Il precedente sindaco, Maurizio Lucci, era solito invitare amici e conoscenti per un aperitivo vista Comune e non si era mai posto il problema di una scala a chiocciola che devastava l’occhio dei cultori del razionalismo poi fortunatamente rimossa dalla magistratura.
Da qui si comprende l’entusiasmo per il cambiamento determinato dalla elezione della sindaca Gervasi. Tranne piccoli gruppi fedeli ai partiti dominanti in zona, perlopiù di centrodestra, tutta la popolazione si è sentita coinvolta in un nuovo progetto di amministrazione del territorio. Più verde, più vicini ai cittadini.
Dopo quasi cinque anni gran parte dei problemi sono rimasti però irrisolti. La strada sulle dune di Sabaudia totalmente coperta di auto in sosta con i marciapiedi ormai acquisiti alle ville dei vip. Un inferno per pedoni e ciclisti. Sette chilometri di mare tolti alla cittadinanza da cinquant’anni, da quando una società vendette i famosi tumuleti lottizzando ogni centimetro di duna quaternaria destinata a party esclusivi, bagni in piscine olimpioniche e allenamenti in palestre a due centimetri dal bagnasciuga. L’ecosistema descritto nelle mappe internazionali, fatto di transiti di cicogne e sciabordio di barche da pesca, è ed rimane ogni estate violentato della movida romana con orde di moto e sirene di polizia o vigili che cercano di districarsi nella distesa di lamiere. Sono stati fatti tanti progetti. Recupero delle aree pubbliche, luci solari per passeggiare, piste ciclabili. Tra San Felice Circeo e Sabaudia non è nato nessun progetto comune per dare una prospettiva turistico-sportiva alla cinquecentesca Torre Paola degna sicuramente di una gestione culturale e associativa, magari riconoscendo al legittimo proprietario un canone di affitto e facendo rete tra le opposte spiagge. Ancora oggi percorrere in bicicletta il tratto tra San Felice Circeo e la spiaggia di Sabaudia fa correre rischi di vita ai turisti quasi come quelli che corrono gli indiani in sella alle loro bici sgangherate lungo le Migliare, tra un canale di bonifica e l’altro, in mezzo ai campi di cocomeri. Una sorta di parità sociale nel rischio di perdere la vita solo per una mancata programmazione delle diverse amministrazioni e per un cinico disinteresse per la salvaguardia della collettività. Tra le speranze sfumate per un cambiamento di rotta anche quella sofferta da San Felice Circeo che, qualche anno fa, con sindaco l’ex presidente del Coni Gianni Petrucci aveva immaginato piscine e campi da tennis e molto altro.
Ma se fosse solo una questione di mancate promesse saremmo davanti alla normale incapacità della attuale classe politica italiana. Purtroppo solo una decina di giorni prima degli arresti di Sabaudia una operazione della Polizia di Stato e della Dda di Roma aveva portato alla luce una fitta rete di società presenti in quasi tutta la provincia di Latina, invischiate nella gestione addirittura dei porti di Terracina e Sperlonga. Uno spaccato del fiume di denaro che scorre in questo territorio e che si alloca come un virus in decine di attività economiche private e pubbliche. L’uomo chiave arrestato per questa architettura mafiosa è stato a capo di importanti realtà associative. Un uomo forte come gran parte degli uomini forti di questo territorio. Solo visivamente nati e cresciuti in realtà di piccoli paesi ma poi dotati di grosse relazioni. E’ noto che in provincia di Latina sono sempre state facili le rimozioni e i trasferimenti. Di tutti quelli che in qualche modo provavano a sollevare il coperchio di questa provincia. Provincia ricca, dove tutto apparentemente funziona. Dall’agricoltura agli stabilimenti balneari, al cemento.
Anche la Sindaca di Sabaudia deve rispondere ai magistrati della tecnica della “mobilità” del personale . Ricostruire gli eventi e concludere procedure porta via tempo e non tutti hanno questa capacità di sintesi. E’ così che l’ amministrazione, nata come un fiore all’occhiello, ha disorientato non poco con continui cambi di assessori e dirigenti. Uno spostamento di ruoli e competenze motivato a volte come funzionale al ripristino di una produttività perduta.
La verità è troppo importante perché venga detta e soprattutto in provincia di Latina sono dovuti passare trent’anni per avere i primi pentiti in grado di disvelare questo territorio.
I mafiosi al confino e la casa madre di ‘ndrangheta e camorra si sono inseriti in una popolazione di contadini passati dallo Stato Pontificio al Duce e dal Duce alla Dc andreottiana dei Ciarrapico di turno.
In silenzio e con l’abilità economica delle mafie è stato asservito ogni spazio di terra e di mare lasciando intatta la speranza nei cittadini che una realtà diversa fosse ancora possibile.
Una rete di persone fatta di donne, artisti, registi, architetti, poetesse, fotografe, canoisti. Una rete di persone perbene che è lunga come quella dei resistenti a una guerra e non ha mai smesso di lavorare e di sperare nel cambiamento.
Pensando anche a chi è morto di cancro per il compost inquinato e ai tanti giovani che perdono la vita su strade impossibili ma anche alla perdita di figure adamantine come il capitano della Finanza Fedele Conti, titolare di importanti inchieste, trovato suicida a Fondi circa dieci anni fa.
Una resistenza che passa da Formia dove si spara al figlio del boss Bardellino, a Sperlonga dove il sindaco, ex presidente della Provincia, è riuscito a fare una ciclabile in salita e a destinare l’area per le case popolari a un club residenziale per” turisti” di Casal di Principe fino a Latina dove l’esponente di punta del partito della Meloni fece una interrogazione contro il Questore dell’epoca, De Matteis, che indagava sulla variante dello Stadio in mano ai calabresi ( quelli cattivi).
Adesso dopo il nuovo disastro di arresti e sequestri la rete dei cittadini perbene è muta. Si teme la restaurazione del vecchio gruppo di potere del territorio che si trova sempre unito e compatto in tutte le competizioni amministrative. Senza destra né sinistra. Con la pioggia dei soldi del Pnrr, occasione unica per fare e rifare . Esiste l’Italia perbene e ancora una volta è orfana. Ed è questo il grave delitto commesso da Giada Gervasi prima sindaca di Sabaudia eletta dai tempi dei Podestà: avere deluso chi credeva in lei e non per le malefatte – tutte da dimostrare nelle sedi opportune- ma per tutto ciò che non è stato fatto e che rimane sotto gli occhi di tutti. Ingombrante fardello così come l’abbandono del Parco del Circeo da parte dell’ex Presidente dimissionario, generale dei Carabinieri Antonio Ricciardi, speranza per molti di ripristino della legalità, in fuga per “motivi personali” da una realtà che ha portato nei giorni scorsi agli arresti dell’ex direttore del Parco del Circeo Paolo Cassola. Quest’ultimo renziano di ferro giunto al Circeo direttamente dalla Toscana e firmatario dell’attuale piano di assetto del territorio, adesso all’esame della Regione per la valutazione di sostenibilità ambientale. Con lui, nella richiesta della pm Valentina Giammaria figura anche Alessandro Rossi, carabiniere forestale con lunga competenza e presenza a Sabaudia.
Questa volta però dobbiamo partire dallo scorso mese di dicembre quando con l’apparente scusa degli auguri di Natale tutta la DDA con il Procuratore Prestipino in testa è venuta a Latina per un incontro riservato con il Questore e i vertici dello Sco.
Molto è cambiato e bisogna partire da qui. Anche dalla nomina ieri del commissario , il prefetto Carmine Valente: una boccata d’ossigeno prima delle elezioni amministrative di maggio.