“La Guerra è una pazzia! Fermatevi per favore! Risuonano queste parole di Papa Francesco nell’anniversario della sua elezione. Nove anni fa ha assunto profeticamente il nome del Santo di Assisi. Questa scelta ora ci dice che la guerra non ha alcun senso: solo efferata crudeltà”.
E’ questo il tweet con cui padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica, e la sua rivista, hanno chiesto di condividere su tutti i social media l’hashtag #fermatevi. Il testo accompagna la fotografia ora di un uomo che si copre il volto con le mani, ora di una donna che compie lo stesso gesto. Sono due vittime, sulle quali compare la scritta #fermatevi.
Richiesto poche ore dopo l’Angelus durante il quale Francesco ha pronunciato queste parole chi si debba fermare da Lucia Annunziata, padre Spadaro ha risposto che “davanti a una guerra di aggressione è evidente chi si debba fermare”. Ma se la definizione di ciò che abbiamo davanti è importante, essa non risolve i problemi. Per questo l’appello è #fermatevi.
Francesco è stato eletto vescovo di Roma il 13 marzo del 2013, cioè nove anni fa. E quel giorno disse una cosa che oggi dovrebbe essere letta, o riletta da tutti. E’ una frase centrale in quel saluto di poche righe, la sera dell’elezione: “Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza.” Quel “perché ci sia” indica la consapevolezza, drammatica, che non c’è. Ma anche la determinazione a fare di tutto perché la si voglia, la si scelga, la si costruisca.
Dunque sin dall’inizio la fratellanza è entrata nel pontificato di Francesco, molto prima del “Documento sulla Fratellanza umana” firmato ad Abu Dhabi con l’imam al-Tayyib e dell’enciclica “Fratelli tutti”, firmata per la prima volta nella storia moderna non in Vaticano ma ad Assisi. Se, come ha detto padre Spadaro commentando il viaggio di papa Francesco in Iraq conclusosi giusto un anno fa, “la fratellanza è più forte del fratricidio”, è chiaro che quel fermatevi è un monito che non giudica la storia ma l’attualità, non si esprime sul passato ma sul presente. E infatti l’Osservatore Romano in una prima pagina che tocca cuori e menti sotto il titolo “Operazione militare speciale” mostra la foto dell’ospedale pediatrico colpito dai razzi e di una donna incinta ferita. Vien da pensare che la realtà è davvero più forte dell’idea.
Fermatevi dunque non è un hashtag “banale”, al contrario riassume il senso di nove anni di pontificato. Ricorda il “dov’è tuo fratello?” che Francesco pronunciò più volte a Lampedusa, rivolgendosi anche a noi, e comunque a tutti noi, durante il suo primo viaggio fuori Roma da pontefice. Francesco ha spiegato più volte questo termine come “colui che costruisce ponti”: fermarsi è il modo migliore per non varcare la soglia che conduce alla guerra tra chi si ritiene il Bene e chi viene identificato con il Male. In questo #fermatevi però c’è anche una richiesta; espressa, chiara, inequivocabile.
Fermatevi è in definitiva una parole che sembra riassumere il senso più urgente di nove anni di pontificato, che lo hanno visto percorrere le vie della cancellazione dalla storia a Lampedusa, a Lesbo, nei campi profughi dei Rohingya, al confine tra Messico e Stati Uniti, a quello tra Venezuela e Colombia, per chiedere di fermare questa rimozione dell’altro.