In un bellissimo articolo dal titolo Ucraina. Quei papà ‘disertori’ costretti ad arruolarsi. “Non voglio uccidere” pubblicato su Avvenire venerdì 18 marzo il giornalista Nello Scavo da poco rientrato dal paese in guerra, punta i riflettori sul tema dei ‘disertori’.
Nel conflitto bellico tra Russia e Ucraina ormai da quasi un mese intere famiglie tentano di lasciare le proprie abitazioni in cerca di salvezza. Molte di loro cercano disperatamente di arrivare ai confini auspicando accoglienza nei paesi limitrofi.
In queste famiglie, sono gli uomini che provano a mettere in salvo le proprie mogli, i figli, gli anziani genitori, assicurandoli a un destino migliore, nell’incertezza di quello che potrà ulteriormente accadere in patria. Uomini, che non sono pronti a combattere in una guerra che non hanno voluto e nel quale non saprebbero nemmeno come difendersi.
“Ci sono padri – scrive Nello Scavo – che vivono nascosti nei casolari più remoti. Tra balle di fieno e bestiame abbandonato. Non accendono neanche il fuoco, per non dare nell’occhio. Hanno accompagnato la famiglia al confine. La loro guerra l’hanno già vinta mettendo in salvo moglie e figli. Hanno anche provato a corrompere i gendarmi, ma non c’è stato niente da fare. Gli uomini vengono ricacciati indietro, verso le prime linee, ma non tutti hanno negli occhi il fuoco dell’ eroe in armi”.
Dobbiamo chiederci: possiamo costringere qualcuno ad uccidere? Possiamo chiamare ‘codardo’ un uomo che rifiuta la violenza seppur venga attaccato?
Questi uomini, che qualcuno definirebbe ‘disertori’ a noi sembrano solo ‘uomini coraggiosi’ che si oppongono alla violenza scegliendo in primis la protezione delle proprie famiglie.
Eppure legalmente potrebbero incorrere in condanne penali, in quanto si sono opposti a quella che è chiamata la legge marziale annunciata dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky all’inizio del conflitto:
“Cari cittadini ucraini, – aveva detto il leader ucraino – oggi il presidente Putin ha dato avvio a un’operazione militare speciale nel nostro Paese. La Russia ha compiuto attacchi contro le nostre infrastrutture militari… – Dovete restare a casa se possibile“.
Uomini tra i 18 e i 60 anni hanno dunque il divieto di lasciare il paese e di rimanere in patria a difenderlo. Una legge marziale per cui lo stesso Zelensky, ha chiesto alla Verkhovna Rada – il Parlamento monocamerale ucraino – un estensione di altri 30 giorni.
Con questo tipo di legge che prende il suo nome da Marte, dio della guerra, si instaura una dittatura di stampo militare ed entra in vigore quando un paese si trova in guerra oppure quando ci sono esigenze di ordine pubblico, come una catastrofe naturale o un tentativo di rivoluzione.
Eppure nonostante ciò, ci sono storie di uomini che illegalmente, hanno provato a lasciare l’Ucraina.
Un uomo ha tentato di uscire dal paese attraversando il confine al posto di blocco di Porubne-Siret travestito da donna, fornendo ai controlli di frontiera il passaporto di sua moglie, portando con sé anche suo figlio minorenne.
Le autorità lo hanno fermato e segnalato alla Polizia con il reato di ‘evasione dalla costrizione’ previsto dal codice penale. A questo si aggiunge il reato di attraversamento illegale del confine. Ne risponderà alla legge.
E non sembra affatto un caso isolato.
“L’ultimo – scrive Nello Scavo – l’hanno acciuffato ieri. Con la moglie, il figlio neonato e la madre di lei hanno provato ad attraversare il confine. L’uomo, per sfuggire all’arruolamento forzato, aveva ricavato sul sedile posteriore un box tra i peluche e pannolini nel quale nascondersi all’interno. Con la moglie alla guida dell’utilitaria sperava di passare inosservato e continuare a occuparsi della famiglia una volta superata la frontiera. Ma i controlli sono strettissimi. E i militari hanno voluto frugare per bene. Quando sotto ai pupazzetti hanno visto rannicchiato l’uomo, hanno estratto i fucili e un telefono. Con le armi gli hanno intimato di uscire, mentre con la fotocamera riprendevano la scena. Ora quelle immagini sono di dominio pubblico. E suonano come un avvertimento”.
Un ‘arruolamento forzato’ scrive Scavo, che fa parte di un’altra forma di resistenza, aggiungiamo noi, quella pacifica, non armata , civile e non violenta, che le vite le vuole salvare invece di distruggerle, con la stessa dignità e lo stesso onore di chi ora si trova sul campo di battaglia.