Varchiamo il confine della Normandia a fianco di Walter Schnaffs, soldato riluttante in forza – si fa per dire – all’esercito prussiano durante la guerra del 1870-71 contro la Francia. Possiamo avvertirne il respiro affannato e osservarne il passo irresoluto; sentirci, come lui, insaccati in un’uniforme troppo stretta per un corpo avvezzo alle salsicce e a quantità pantagrueliche di birra.
Quando un manipolo di irregolari francesi semina la morte e il panico nel gruppo di militari tedeschi inviato in avanscoperta – di cui il protagonista fa parte –, il buon Herr Schnaffs fugge in preda a un’ansia incontrollabile, saltando dentro un fosso nonostante la mole imponente.
Strappato dalla guerra alle atmosfere biedermeier della sua vita quotidiana – il camino, le sane abitudini, i pasti golosi, le premure coniugali e l’allevamento della prole –, ogni notte, avviluppato nel mantello, paventa l’eventualità di venire ucciso e non poter rivedere i familiari. Da sempliciotto onesto e pusillanime qual è, resta insensibile alla retorica bellica: le sue uniche preoccupazioni sono rappresentate dal destino che potrebbe toccare alla famiglia, e dai debiti accumulati prima della partenza per lasciare un fondo di sopravvivenza a moglie e figli.
Pensieri che gli mordono la carne anche adesso, in fondo alla tana buia coperta di rami e rovi in cui si nasconde. In più, gli sta artigliando le viscere anche la fame crescente. Le illustrazioni magnifiche di Giovanni Emilio Cingolani – dove tonalità verdi e grigie modellano le figurine gogoliane dei soldati alternandosi a rossi alla Cézanne percorsi da una tensione pastellata al grottesco – accompagnano il racconto delle ore diurne e notturne trascorse da Schnaffs nel nascondiglio inospitale, trasformandosi in incubi nitidi, situati fra Magritte e Redon, nell’evocare la campagna abbrunata dalla notte e la solitudine sempre più angosciata del soldato.
Maupassant raggiunge una grazia narrativa impareggiabile e una concretezza allucinata rabelaisiana nella descrizione delle titubanze di Walter e della decisione, imposta dagli istinti, di avvicinarsi ed entrare nel Castello avvistato sporgendosi dall’apertura della tana.
La vista dell’elmo chiodato di Schnaffs spinge i domestici a una fuga scomposta, nella convinzione che i prussiani stiano attaccando il Castello. E’ l’occasione per il soldato di saziare la fame scatenata dall’odore di carne cotta che gli fa sussultare lo stomaco. Vuota in breve ogni vassoio, ogni piatto, ogni bottiglia, per poi addormentarsi sul tavolo da pranzo della servitù.
Al risveglio troverà nientemeno che la Guardia Nazionale schierata per catturarlo, e realizzare così, inconsapevolmente, il sogno di Walter di trascorrere da prigioniero i mesi residui di guerra.
Guy de Maupassant, L’avventura di Walter Schnaffs
illustrazioni di Giovanni Emilio Cingolani
traduzione di Oreste Del Buono
orecchio acerbo editore, 2021
Il buon soldato Schnaffs di Maupassant nella versione illustrata di orecchio acerbo