Oggi si è tenuta a Danzica la prima giornata del meeting Free European Media, che di conclude domani ed è organizzato dalla Federazione Europea dei giornalisti insieme con la Commissione europea e il consiglio d’Europa. Lo scopo è portare una proposta di azioni concrete in favore dei giornalisti e della libertà di stampa. Inevitabilmente, la guerra Russia – Ucraina è stata una costante presenza nel dibattito. In serata, i giornalisti russi, ucraini e Bielorussi presenti alla Conferenza si sono potuti confrontare sugli orrori del conflitto e sulla situazione tragica degli operatori dell’informazione nei tre paesi. I media, è apparso chiaro, sono uno dei bersagli prioritari del conflitto e in generale della propaganda Putiniana.
Il panel non è stato collegato online per evitare di mettere in pericolo i colleghi rendendo pubblici i loro nomi, che non appaiono nemmeno in questo articolo.
Una giornalista Ucraina fuggita dal suo paese a causa del conflitto ha raccontato sconvolta di come i suoi colleghi siano in estremo pericolo, non solo per la guerra ma anche perché vengono presi di mira insieme alle loro testate nel tentativo, da parte dei russi, di fermare l’informazione e sottoporre la popolazione alla propaganda russa. Sei giornalisti sono finora stati uccisi in Ucraina durante questo conflitto (e noi italiani ricordiamo con loro anche Andrea Rocchelli e Andrei Mironov uccisi nel 2014 nel Donbass) e, ha spiegato la giornalista Ucraina, di altri 60 non si hanno più notizie.
Toccante anche la testimonianza dei giornalisti Bielorussi, secondo i quali ben 140 loo colleghi sono dovuti fuggire in altri paesi per poter continuare a lavorare, ma alcuni erano fuggiti in Ucraina con la famiglia, e ora si trovano in un contesto di guerra o devono continuare a fuggire. In Bielorussia, il sindacato dei giornalisti è stato chiuso e si è dovuto ricostituire in Lituania. I reporter Bielorussi presenti al panel hanno dichiarato che il paese di fatto è occupato, bombardato dalla propaganda filorussa, che Putin è riuscito di fatto a occupare il paese senza una resistenza come quella Ucraina ma attraverso una brutale repressione interna delle manifestazioni antigovernative. È difficile anche aiutare chi è rimasto e cerca di lavorare da lì. La popolazione bielorussa in buona parte non è informata sulla reale situazione in Ucraina ed è bombardata dalla propaganda filoputiniana.
Ma anche i giornalisti russi presenti alla conferenza hanno portato testimonianze agghiaccianti. “Non potete immaginare, hanno detto, quale sia il livello della propaganda e della pressione sui giornalisti.” Non solo i media indipendenti sono stati praticamente tutti chiusi e la Duma ha varato leggi estremamente repressive. “ Il fatto è che gli operatori della tv di stato che si prestano alla propaganda governativa sono – a differenza che in Bielorussia- dei superprofessionisti pagati benissimo a suon di dollari. Si tratta anche di colleghi molto ben informati che sanno benissimo come fare disinformazione. Questa propaganda è l’arma più potente del regime, ancora più delle bombe”, hanno detto. L’87% della popolazione russa, hanno spiegato, aveva un unico canale di informazione, cioè la TV di stato e ora di fatto questo canale è diventato unico anche per gli altri.
Tutti i giornalisti presenti hanno ribadito l’importanza del sostegno internazionale ai media ma anche del reciproco sostegno e aiuto e hanno ribadito quanto sia importante la circolazione e lo scambio di informazioni tra loro.
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