Festa della donna? Quanta ipocrisia spesso si nasconde dentro le pieghe di questo evento.
Perchè affermo questa tesi? Perché mi guardo attorno e constato tanto deserto e tanto abbandono sul terreno della difesa concreta dei diritti lesi delle donne, anche delle donne italiane .
Ho assistito al dramma vissuto da una mia collega che, come me, lavorava in quella che può definirsi la più grande azienda dello Stato italiano, che, in quanto tale, non solo era in possesso di ogni strumento giuridico, ma aveva il compito morale di difendere la dignità lesa di questa donna, allora molto giovane, che divenne vittima di atroci ingiustizie e calunnie, per mezzo delle quali si agiva la sua morte sociale in seno all’azienda, in cui lavorava per aver vinto un concorso.
Iniziò un giorno, d’un tratto, senza fondato e legittimo motivo, la sua dolorosa storia.
Un sedicente sindacalista, che si diceva fosse un “fascista”, appoggiato da altri sedicenti sindacalisti, indisse un’assemblea sindacale contro di lei per motivi che, anche se indirettamente la riguardavano, dovevano essere oggetto di discussione sindacale con chi rappresentava allora l’azienda.
Definisco queste persone sedicenti sindacalisti in quanto essi, pur rappresentando formalmente i sindacati a cui erano iscritti, in realtà, non dovevano essere definiti sindacalisti, per il fatto che, derogando dall’osservanza del diritto sindacale, ponevano in essere un’azione antisindacale contro una lavoratrice. Essi indissero, infatti, un’assemblea contro di essa, motivata dal fatto che fosse stata trasferita in un settore lavorativo, per lavorare nel quale in molti avevano fatto richiesta scritta all’azienda senza alcun riscontro. Era un settore molto ambito perché coloro che in esso lavoravano ricevevano il cosiddetto “cottimo”, che avrebbe aumentato la loro retribuzione. L’azienda aveva collocato quella ragazza nel settore tanto ambito, senza che lei l’avesse chiesto. Tutto era conforme al diritto giacchè è vero che l’azienda può collocare i suoi lavoratori nei settori lavorativi in cui ritiene siano meglio utilizzati. Tuttavia, quei sedicenti sindacalisti, molto vigliacchi e sicuramente ignoranti per quanto attiene la conoscenza del diritto del lavoro, attaccarono duramente la lavoratrice con insulti alla sua intelligenza e alla sua capacità lavorativa, nel corso di un’assemblea che, in deroga, al diritto del lavoro, era stata indetta per porre in luce quello che essi ritenevano essere stato un privilegio offerto ad una lavoratrice, scavalcando i diritti di altri lavoratori i quali aspiravano a lavorare in quel settore. La ragazza, che partecipò all’ assemblea, di fronte agli insulti personali tacque perché stupita dell’azione antisindacale e dal fatto che, anziché rivolgersi all’azienda, avevano fatto di lei il bersaglio da abbattere.
In realtà l’azienda, collocandola in quel settore, non aveva commesso alcuna azione illecita.
La ragazza ferita da insulti efferati, che avevano leso la sua dignità lavorativa ed umana, non comprese il perché e ricevette quelle offese dolorose senza opporsi, in quanto temeva di perdere il lavoro. All’assemblea, indetta da quei sedicenti rappresentanti dei quattro più autorevoli sindacati italiani, partecipò tutto il personale. Da quel giorno la vita lavorativa di questa ragazza non fu più la stessa. Divenne, infatti, oggetto continuo di insulti da parte non solo di quei sindacati, che stranamente avevano le loro sedi all’interno di quell’azienda, ma anche da parte dei colleghi, che, per paura di tali sindacati, la isolarono e ne parlarono sempre molto male. Occorre chiedersi che cosa rappresentassero, realmente, i sindacati in quella azienda.
Non erano talebani, erano italiani ed anche italiane. E’ una storia vera, che sarà narrata nel mio romanzo intitolato “Il sole nel cuore. La forza dei deboli” . Di quella giovane ragazza, colpita nel cuore e nella sua intelligenza, ricordo i suoi occhi chiari come il mare in un giorno di sole, i capelli biondi della giovinezza, la sua incredibile formazione scolastica ed anche la sua cultura umana, che la rendevano una ragazza, la cui bellezza non solo esteriore, ma anche interiore, è assai rara. Da quel giorno, divenne vittima, per tutto il corso della sua lunga vita lavorativa, di gravi soprusi e maltrattamenti morali, talvolta sfociati in maltrattamenti anche fisici, mai puniti dall’azienda. Ora quella ragazza, che ho molto apprezzato per il suo coraggio e per i suoi valori umani, è andata in pensione Mi ha concesso finalmente la possibilità di narrare la sua vita lavorativa ed io lo farò al fine di testimoniare un grave misfatto contro una donna che lavorava nella più grande azienda italiana e lo farò anche per dimostrare come, in alcune circostanze, i sindacati si trasformano in carnefici . Questa donna rappresenta tutte le donne, della storia passata e della storia contemporanea, vittime di ingiustizie ed atroci misfatti, anche nel cuore di nazioni che fanno della democrazia il loro fiore all’occhiello. Ma è vero che la democrazia è tale se fa vivere i diritti civili ed umani, nonché la dignità umana di ogni essere umano. Quella ragazza aveva il sole nel cuore, in quanto irrorato dai suoi principi umani, dai suoi valori e dalla sua ricca ed elevata formazione scolastica. Era e resta un esempio da imitare!
Quella ragazza è diventata una donna che combatte contro le ingiustizie sociali, umane e contro la mentalità talebana di donne e uomini rozzi, nel cui cuore vive l’odio ed ogni forma di povertà.
La forza dei deboli, ossia di coloro che sono ritenuti deboli, è foriera di pace, di amore, di libertà e di giustizia e sarà la forza dei deboli a costruire un mondo migliore, evoluto a tal punto da dover essere superflua ogni festa che inneggi alla dignità dei deboli e dei vinti, proprio in quanto non vi saranno più persone vittime della rozzezza umana.
Di questa donna è mio intento narrare la storia, che è anche la storia di ogni donna maltrattata, la cui dignità umana è violentata con ogni sorta di menzogna e sopruso, i cui diritti sono lesi quotidianamente, anche – ahimè – in quelle dimensioni in cui le donne, necessariamente, dovrebbero essere tutelate e strenuamente difese, senza se e senza ma.
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