“La nostra famiglia era priva della capacità di consolare gli altri, ciascuno gestiva le proprie emozioni in solitudine, ma effettivamente nessuno aveva mai perso il controllo. La luce in un mondo di menzogna non è che il neon di un obitorio”
La famiglia Li sembra una famiglia come tante della remota campagna cinese. Un nonno, ormai vedovo, dal carattere burbero; un padre autoritario e scostante e una madre dimessa, entrambi oberati di lavoro e quattro figli, due maschi e due femmine. Tutti insieme, in una casa piccola e malconcia. Figli della terra e di una vita grama, guardano alla città come ad una terra promessa, occasione di fortuna e ricchezza. Sullo sfondo una Cina attraversata da profondi cambiamenti, dal 1911, anno della caduta del millenario impero, ai giorni nostri.
“Crescita selvaggia” di Sheng Keyi – una delle più affermate autrici cinesi contemporanee – in libreria dal prossimo 17 marzo con Fazi Editore nella collana Le Strade (360pp, 18,50 Euro) è una saga famigliare appassionante, un romanzo al tempo stesso ironico e drammatico, censurato in patria per i contenuti e i temi sensibili che affronta.
Xiaohan, la figlia più piccola, destinata a studiare e diventare un’affermata giornalista, è la voce narrante che accompagna il lettore nello snodarsi di questa vicenda umana in cui il patriarcato e la violenza sociale sembrano essere i tratti distintivi della vita nella terra del Sol Levante e in cui l’unico valore è rappresentato dal successo personale raggiunto a scapito del prossimo.
Generazione dopo generazione le vite dei fratelli – il minore morto nel corso di una protesta universitaria, il più grande un ‘rieducato’, a seguito di 8 anni di detenzione – e della sorella Chuntian – arresasi alle nozze con il primo pretendente, “un asino dal sorriso ebete di nome Liu Zhima”, per sfuggire ai maltrattamenti paterni – Xiaohan apre uno spiraglio sulle vite dei membri della famiglia, nelle loro affannose vite tra la campagna d’origine e la città, impegnati a rincorrere i propri sogni e scontrandosi sovente con gli interventi di un fato apparentemente inesorabile.
Ben lontano dallo stile narrativo europeo, Crescita Selvaggia colpisce per il racconto asciutto e apparentemente leggero di eventi carichi di drammaticità: quello cinese viene dipinto come un universo in cui non c’è spazio per le emozioni e l’empatia, in cui i protagonisti si avvitano nel tentativo estremo di accumulare ricchezza, anche a costo di una vita arida e infelice.
Un romanzo straordinario – anche grazie alla magistrale traduzione di Federico Picerni – che accompagna il lettore alla scoperta di un universo fuori dall’ordinario, pieno di contraddizioni e per molti aspetti criticabile, ma non per questo meno affascinante.