Tanti auguri partigiana Iole!

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Iole Mancini ha da poco compiuto 102 anni, nata a Nemi è stata una staffetta partigiana dei GAP della Brigata Garibaldi.
Non ha mai dimenticato i giorni della prigionia: quel carcere tedesco diventato luogo simbolo della Resistenza a Roma, Museo della Liberazione. Lì dove 73 anni fa vennero reclusi oltre 2000 antifascisti, torturati dalle Ss. E dove anche lei venne torturata per sapere dove fosse finito il marito partigiano, Ernesto Borghesi. Tra le SS che la torturavano c’era anche il boia delle Fosse Ardeatine, Erich Priebke.

“Ero in via Tasso come ostaggio. Cercavano mio marito, che faceva parte dei Gap di Roma, non l’hanno trovato e hanno preso me, interrogata per giorni. Ernesto è a Regina Coeli”. Solo cinque parole, sempre le stesse, che Jole Mancini ripetè per giorni ai nazisti che la interrogavano per sapere dove fosse finito il marito partigiano. Ernesto Borghesi, nato a Roma nel 1917, medaglia d’Argento al Valor Militare, sergente assegnato all’ospedale militare del Celio, inquadrato anch’egli nei GAP garibaldini. Un eroe della resistenza il cui incardinamento nelle formazioni di resistenza antifascista permise di organizzare un attentato contro il tribunale militare tedesco presso l’Albero Flora, un attacco alla colonna della Wermacht in via Rasella e del fallito attentato in via Lima a Vittorio Mussolini, figlio del duce e pericoloso riorganizzatore delle forze fasciste.

In via Tasso finì anche Bruno Buozzi, insieme a diversi partigiani socialisti che furono poi trucidati nell’eccidio de La Storta il 4 giugno 1944 dalle truppe naziste che scappavano da Roma. Furono in tutto 14 le vittime, tutte stipate in uno dei due camion carichi di prigionieri che partì con le truppe tedesche dal Carcere dove era detenuta anche Iole Manici. Lei si salvò, il suo camion non partì per un guasto.

“Una parte dei reclusi salì su un primo camion. Insieme ad altre donne, io fui fatta salire sul secondo. Ma quel camion non partì”.

Auguri carissima Iole.


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