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Stringimi forte, la metamorfosi come elaborazione del lutto

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Il film si apre con una donna, Clarisse, in fuga verso il mare a bordo di una vecchia automobile. Il montaggio alternato ci mostra contemporaneamente la sua famiglia rimasta a casa. Il marito Marc e i due figli piccoli Lucie e Paul devono fare i conti con l’improvvisa scomparsa della donna.
Così si apre Stringimi forte (2021) di Mathieu Amalric, un film che racconta la lunga elaborazione di un lutto attraverso il viaggio, una fuga fisica e mentale, una fuga impossibile. Alla base della storia vi è la separazione fra Clarisse e la sua famiglia. Fra le due linee narrative continuano ad esistere connessioni, prima fra tutte la musica, la sonata n°1 per piano di Beethoven diventa un tramite fra la realtà e l’immaginazione.

Il viaggio di Clarisse si conclude al nord, in Bretagna, sulle fredde sponde dell’Atlantico. La distanza diventa un problema metafisico oltre che spaziale, alla base della separazione c’è un dolore profondo, statico e apparentemente insuperabile. Passato, presente e immaginazione, tre linee narrative si intersecano influenzandosi reciprocamente, così Clarisse si rende conto di poter agire sul ricordo della figlia, la musica che le unisce viene “riscritta” dalla madre. Allo stesso modo il rapporto con il marito, la ricerca di un’intimità e di supporto reciproco sembra trascendere i confini della realtà dando vita a una commovente relazione al di là dello spazio e del tempo. Ogni dettaglio del presente trova un suo corrispettivo nel ricordo, ma non si tratta di un rapporto statico e razionale, bensì di una metamorfosi, un continuo dialogo fra le tre dimensioni che si conclude con la creazione di una realtà altra.

Stringimi forte indaga a fondo il funzionamento della memoria, ne mette a nudo la soggettività e ne misura il funzionamento di fronte ad un trauma.

Il film è girato facendo un ampio utilizzo della camera a mano, al centro della scena c’è Clarisse (interpretata Vicky Krieps) che restituisce una gamma complessa di emozioni, la recitazione è soprattutto fisica, volta a indagare gli effetti del dolore sul corpo e sull’anima, ogni inquadratura è misurata e attentamente ponderata con uno sguardo che potremmo definire “clinico”.

La pellicola si sviluppa in maniera destrutturata, l’ambiguità è una forte componente del racconto, almeno inizialmente, non ci sono artifici che differenzino le linee temporali. Gli sviluppi della trama arrivano come colpi di scena, catturando l’interesse dello spettatore e coinvolgendolo.

Un film molto interessante, girato con grande maestria e attenzione, una storia commovente affrontata con la giusta dose di coinvolgimento emotivo.

STRINGIMI FORTE

Regista: Mathieu Amalric

Genere: Drammatico

Anno: 2021

Paese: Francia

Durata: 97 min

Distribuzione: Movies Inspired

Attori: Vicky Krieps, Arieh Worthalter, Anne-Sophie Bowen-Chatet, Sacha Ardilly, Juliette Benveniste, Aurèle Grzesik, Aurélia Petit, Erwan Ribard, Cuca Bañeres Flos, Samuel Mathieu, Jean-Philippe Petit, Clémentine Carrié

Sceneggiatura: Mathieu Amalric

Fotografia: Christophe Beaucarne

Montaggio: François Gédigier

Produzione: Les Films du Poisson

Stringimi forte, la metamorfosi come elaborazione del lutto


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