BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Siamo grati ad Articolo 21 per il suo impegno e per le sue coraggiose campagne di denuncia

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«La libertà di stampa è tutto: è inutile parlare di libertà di coscienza, di libertà di riunione, di garanzie costituzionali, di istituzioni parlamentari, di indipendenza della magistratura, di trasparenza dell’amministrazione pubblica, se non si mette alla base di tutto ciò la libertà di stampa, cioè la libertà di pensare, di scrivere, di controllare, di criticare, di correggere, di consigliare e, occorrendo, di denunciare», così scriveva Mario Borsa in un aureo libretto pubblicato da Treves nel1925, un anno e mezzo dopo il decreto legge che irreggimentava la stampa italiana varato dal governo Mussolini.
La libertà di stampa appariva a Borsa il fondamento e il cuore di tutta l’architettura dei diritti e delle garanzie di una società libera.
E’ la stessa convinzione che ha ispirato 20 anni fa la creazione di Articolo 21, per iniziativa di giornalisti e scrittori, giuristi e intellettuali come Federico Orlando e Sergio Lepri, Giuseppe Giulietti e Tommaso Fulfaro. Tra gli aderenti basti ricordare David Sassoli, che abbiamo perso di recente e il regista Giuliano Montaldo.
Nel 2022 festeggiamo il ventennale di questa associazione libera che nel tempo ha seguito criticamente l’evoluzione del sistema dell’informazione, offrendoci un sito, un archivio di documenti, delle rubriche tematiche e un quotidiano on line diretto da Stefano Corradino.
La presidenza di Paolo Borrometi, giornalista sotto scorta minacciato dalla mafia e quella onoraria di Barbara Scaramucci riassumono simbolicamente le peculiarità dell’associazione: politicamente indipendente, in prima linea contro censura, intimidazioni, attacchi alla libertà di espressione subiti da giornalisti, registi, autori, scrittori che spesso hanno pagato un alto prezzo per la loro libertà, talvolta con la loro stessa vita. In Italia e fuori.
In questi vent’anni la libertà d’espressione continua ad essere manomessa ovunque nel mondo. « invettive dall’alto e tossine dal basso» scriveva nel 2019 il direttore del “New York Times”.
Negli anni Ottanta e Novanta abbiamo accolto Internet come l’avvento di una nuova era di accesso libero e aperto all’informazione, l’inizio di una sorta di paradiso digitale senza confini e senza censure. Ora molte illusioni sono cadute e Internet appare sempre più ai nostri occhi il luogo nel quale si costruiscono nuovi muri, si sperimentano bavagli virtuali efficienti, si mettono a punto occulte macchine di controllo. Il mondo del web è dilaniato e balcanizzato dall’intervento dei governi autoritari e dalle grandi agenzie globali di information tecnology, è avvelenato dalle fake news.
Da Istambul a Pechino, da Mosca alla Silicon Valley, dalla Siria a Myamar, dalla Bielorussia al Messico la rete subisce un impatto drammatico e nello scontro a restare intrappolati sono spesso i giornalisti investigativi, la punta avanzata del mestiere di giornalista, e gli autori controcorrente. In Italia le querele temerarie vanno a colpire la qualità dell’informazione, intimidiscono la componente più vitale del mondo giornalistico, quella che scava e raccoglie notizie oscurate e scomode.
Per tutte queste ragioni siamo grati ad Articolo 21, per il suo impegno, per le sue coraggiose campagne di denuncia e per l’opera di costante illuminazione di problemi e vicende del mondo dell’informazione, da 20 anni condotta a beneficio della democrazia e di noi tutti. Articolo 21è una comunità di intenti e di persone che fa onore al nostro paese.


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