Venerdì 18 febbraio alle 11 la sede della Fondazione per il giornalismo Paolo Murialdi ospita la presentazione del libro di Antonella Napoli “Più forte della paura”, edito dalla casa editrice All Around. Moderati dalla giornalista Elena Pasquini, interverranno con l’autrice il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, e Zakia Seddiki Attanasio, moglie di Luca Attanasio, l’ambasciatore italiano in Congo ucciso il 22 febbraio 2021 in un’imboscata con il carabiniere della scorta Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo.
Antonella Napoli, raccogliendo storie in giro per il mondo, documenta il fenomeno di centinaia di migliaia di bambini soldato – in Uganda e in Congo, in Colombia e a Timor Est, e poi in Afghanistan, nelle Filippine e in Myanmar – che negli ultimi decenni sono stati costretti a vedere e praticare l’orrore della violenza più brutale, trasformati in macchine da guerra, uccisi o sottoposti a soprusi fisici e psicologici di ogni tipo, drogati, ridotti in schiavitù e abusati anche sessualmente da esseri privi di umanità., Antonella Napoli ha scritto il libro “Più forte della paura”, edito da All Around, un libro che si avvale del contributo di Luca Attanasio, ambasciatore italiano ucciso in Congo il 22 febbraio 2022, al quale è dedicato questo volume con la prefazione di Zakia Seddiki Attanasio
“Luca mi diceva sempre: ‘Io come diplomatico, tu come giornalista, abbiamo il dovere di prestare attenzione a quello che la gente vive. Dare voce a chi è dimenticato, agli ultimi’. Sapeva bene di trovare in me una sponda, una persona sensibile al dolore di quelle popolazioni relegate nel cono d’ombra dell’informazione, soprattutto dei bambini di strada, i bambini violati e utilizzati anche per crimini orrendi nei conflitti” racconta Antonella Napoli che ben conosceva Attanasio e con il quale condivideva un’amicizia dai primi passi alla Farnesina, nel 2004.
Quelle raccolte in “Più forte della paura” sono storie che fanno rabbrividire, pagine che provocano forte lo sdegno. Un’opera a metà tra l’inchiesta e il romanzo.
Il libro racconta la piaga del tragico e inaccettabile fenomeno dei bambini soldato, la più crudele forma di violazione dei diritti umani, focalizzandosi sulla storia di Suleya Auma, distrutta nel corpo e nello spirito, ma capace nonostante tutto di reagire.
Una tragedia quella che ha riguardato Suleya e tanti altri e altre come lei, che in tutti gli scenari di guerra nel Sud del mondo continua a consumarsi nell’indifferenza ormai da troppo tempo e che sembra essere impossibile da arginare. Eppure una speranza c’è ed è rappresentata dall’impegno di persone che lottano in prima linea per tentare contrastare crimini così efferati: una di queste era l’ambasciatore italiano in Congo Luca Attanasio, barbaramente ucciso lo scorso febbraio con il carabiniere della sua scorta Vittorio Iacovacci e il loro autista in un attacco a un convoglio delle Nazioni Unite nel Congo orientale e al quale l’autrice, giornalista esperta di Africa e analista di questioni internazionali, era legata da un’amicizia sincera, fondata sulla comune volontà di provare a cambiare le cose per dare un futuro a queste piccole vittime la cui infanzia è stata distrutta.
Forse anche raccontare queste terribili storie può essere un modo per rendere onore al sacrificio di un servitore dello Stato come Attanasio, il cui lavoro è sempre stato al servizio dei più deboli. Lontano dagli agi e dai palazzi del potere, ogni giorno per le strade e in mezzo alla gente, l’ambasciatore conosceva bene i problemi della Repubblica democratica del Congo, Paese in cui i bambini soldato sono una piaga ancora troppo diffusa (si stima infatti, come riporta il libro, che circa 12.500 ragazze siano state arruolate nelle forze armate e non meno di 6.500 bambine sono state rapite dai ribelli dell’Lra e inserite nei loro ranghi in Uganda): per loro, anche con sua moglie, si batteva, senza pensare ai rischi, con coraggio e abnegazi