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Paura per il giornalista Kenan Wakkaf – appello degli attivisti siriani

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Giornalisti e attivisti siriani hanno lanciato un appello in solidarietà con il giornalista Kenan Wakkaf, dopo l’irruzione avvenuta domenica 6 febbraio nella sua casa di soldati in equipaggiamento da combattimento nella città portuale di Tartous. I militari lo cercavano per condurlo in arresto, ma Wakkaf non era lì. “Mi hanno cercato come se fossi un terrorista dell’Isis, non un giornalista”, ha commentato in un messaggio.

Il reporter, che lavora per il quotidiano filo-governativo Al wehda, aveva realizzato e pubblicato nei giorni scorsi un servizio, registrando il malcontento dei civili siriani nelle aree sotto il controllo del governo centrale, con una rara critica al presidente stesso. Dopo il clamore suscitato dal suo servizio, il giornalista ha capito di essere in pericolo di vita e si è nascosto. “Mi stanno cercando. Sono sotto minaccia di essere ucciso”, ha detto Wakkaf. Ma ha aggiunto con aria di sfida: “Non starò zitto”. Il giornalista ha lasciato una sorta di testamento raccomandando di avere cura dei suoi figli.

Il giornalista aveva anche criticato Assad per aver ignorato le proteste nella regione per lo più drusa di Suweida, nel sud della Siria, e il saccheggio il mese scorso di un centro Internet i cui proprietari sarebbero collegati con la moglie del presidente Asma a Masyaf, una città occidentale di Ismailiti e Alawiti. Pochi giorni fa Wakkaf aveva pubblicato sul suo profilo Facebook critiche al capo del regime siriano, per aver ricevuto l’attore Wael Ramadan e sua moglie, Sulaf Fawakherji, e per non aver prestato attenzione, invece, agli eventi e alle crisi nelle sue aree di controllo, come le proteste e posti di blocco ad As-Suwayda, le code davanti ai dipartimenti di immigrazione e passaporti, stato civile e direzioni di trasporto e altri uffici pubblici.

Wakkaf era stato licenziato due anni fa dal suo lavoro presso il quotidiano ufficiale Al Wahda e brevemente arrestato nel maggio dello scorso anno dopo aver criticato la presunta corruzione nella compagnia elettrica statale e in altri settori dell’economia.

Nessun commento da parte delle autorità siriane.

Secondo l’annuale classifica di Reporter Sans Frontières, la Siria è tra i peggiori Paesi in termini di libertà di espressione, in quanto si è classificata 174 su 180. L’organizzazione ha ritenuto che non ci sia libertà di stampa nelle aree sotto il controllo del regime siriano, rilevando che i media trasmettono solo i discorsi ufficiali e i messaggi approvati dal regime- La Siria è anche tristemente in cima alla classifica 2019 del Comitato per la protezione dei giornalisti come il Paese più letale per i giornalisti nel mondo.

Fonte: www.diariodisiria.com


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