Piazza Tahrir, Maspero, Mansoura, Tora, EIPR… provare a sciogliere questo rebus di parole straniere, luoghi di sofferenza, abissi di speranze sacrificate è difficile. Ma Laura Cappon e Gianluca Costantini, rispettivamente penna e pennino, ci sono riusciti. “Patrick Zaki. Una storia egiziana” è una graphic-novel appena uscita per Feltrinelli (con patrocinio di Amnesty Italia) dedicata allo studente egiziano, alle vicende che hanno contrassegnato gli ultimi anni in Egitto, alla capacità di mobilitazione della società civile italiana e ai balbettii di certa classe politica.
Ė un libro che ti porta sulle montagne russe dell’emozione: dall’angoscia per i manifestanti uccisi, torturati, imprigionati e poi su su fino a quelle immagini solari di una rivoluzione dal basso, quei sorrisi di persone finalmente libere; e poi ancora giù, nel buco nero dei diritti, di studenti come Giulio Regeni inghiottiti nei centri di tortura egiziani, nelle celle sovraffollate dove Patrick Zaki è stato recluso per quasi due anni. Un libro che segue un percorso cronologico preciso, chiaro, che permette di capire le tappe della “rivoluzione” egiziana e il suo esito. Una “rivoluzione” che ci riguardava e che invece noi – mondo occidentale – abbiamo seguito con disinteresse, quando non con razzismo; con il complesso politico-militare pronto ad applaudire la fine di un dittatore ed altrettanto velocemente a stringere la mano a quello successivo, pur di vendergli armamenti.
Il libro di Laura Cappon – giornalista particolarmente competente sull’Egitto – e di Gianluca Costantini – il disegnatore dei diritti umani – ha il pregio di raccontare questo: il supplizio di Patrick Zaki come tassello di un’intera nazione imprigionata; racconta il linguaggio universale dei diritti e delle libertà contrapposto agli interessi globali del business. E lo fa con quella grazia particolare che ha il tratto del disegnatore: Patrick bambino che guarda la partita di calcio sulle ginocchia di papà; Patrick giovanotto imberbe; Patrick adulto con la barba e il cespuglio di capelli; sempre comunque con il sorriso. La forza di Laura sta nell’aggiungere il contesto: i manifestanti con la bandiera egiziana colorata sul viso, le assemblee di giovani uomini e donne, il sangue della repressione poliziesca.
Patrick è figlio di quella situazione. Come lo sono almeno 60mila oppositori politici in carcere. Come è stato Giulio Regeni, stritolato dalla stessa macchina di paranoia poliziesca. Ora che “Patrick Zaki. Una storia egiziana” è uscito non resta che leggerlo, per scoprire che parla di ciascuno di noi, perché svela dinamiche politiche e sociali universali: desideri, lotte, paure, violenze, opportunismo, impegno.
P.S. Nel libro ci siamo anche noi, con il nostro aquilone che chiedeva #freepatrick. E ci saremo ancora, perché c’è ancora bisogno di gridare #freepatrick. Segnatevelo in agenda: domenica 13 febbraio…