La lotta contro l’antisemitismo passa innanzitutto dall’Istruzione, lo strumento più potente che abbiamo per combattere ogni forma di negazione e distorsione dell’Olocausto. Ed è proprio dall’istruzione che dobbiamo partire per comprendere come sia potuto accadere che in uno dei paesi più civilizzati al mondo come gli Stati Uniti ci sia di fatto un imbarbarimento culturale in grado di cancellare la memoria storica dell’Olocausto.
È un video su Tik Tok questa volta ad accendere il campanello d’allarme, più precisamente sono le domande che un giovane intervistatore americano pone a persone prese a campione che dalle (non) risposte dimostrano di non avere alcuna contezza delle persecuzioni, delle deportazioni e dello sterminio del popolo ebraico ad opera del nazifascismo. Né di cosa siano stati i campi di concentramento nazisti o di quante furono le persone uccise ad Auschwitz. In poche parole dell’Olocausto
Pochi secondi che hanno l’effetto di un buco nero che attira a sé e fa sparire 80 anni di storia. Una voragine cognitiva che rischia di inghiottire intere generazioni.
Dev’essere stata questa la sensazione di sconforto e disperazione che ha provato Gidon Lev nel sentire per la prima volta le risposte aberranti degli intervistati. Una disperazione che ha voluto condividere con il suo pubblico su Tik Tok. Già, perché nonostante i suoi 86 anni ha comunque una grandissima dimestichezza con i social network che utilizza per sensibilizzare i giovani e per contrastare l’antisemitismo.
Gidon è un superstite dell’Olocausto, deportato quando aveva sei anni nel campo di concentramento di Theresienstadt. Nel libro “The True Adventure Of Gidon Lev” è raccontata la sua vita di bambino deportato, uno dei 92 bambini sopravvissuti al campo di concentramento in cui persero la vita quasi 15 mila bambini. Gidon ha ancora con sé la stella di stoffa che i nazisti cucirono sulla sua casacca, la stessa che ha mostrato nel video di risposta alla Tiktoker no-vax Carollynn Xavier che si paragona ai deportati.
Ma Lev non è l’unico superstite della Shoah a essere presente su Tik Tok. Con lui anche Lily Ebert, che alla veneranda età di 97 anni conta quasi 2 milioni di follower. Anche Lily è intervenuta con video in cui mostra al pubblico il tatuaggio identificativo che i nazisti le tatuarono a Auschwitz, dove ancora bambina assistette alla morte di sua madre e dei suoi fratelli. Furono in tutto 100 i parenti di Lily a perdere la vita a Auschwitz. Da qui l’appello a seguire i suoi video per comprendere le atrocità del nazismo.
È dunque solo attraverso la qualità dell’istruzione e grazie al contributo storico e umano dei testimoni che possiamo auspicare a una società consapevole e libera da ogni forma di odio e discriminazione. A una società civile.
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