La resistenza del popolo del fiume Chiese

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Da 200 giorni un gruppo di cittadini sta dimostrando che la giustizia in Europa c’è; a fronte di una politica italiana che ragiona con i criteri e le modalità della prima repubblica.
Dal 9 agosto queste persone sono in presidio permanente in una delle principali piazze di Brescia per difendere il fiume Chiese: un corso che rischia di diventare uno scarico di acque esterne.
L’ argomento è il nuovo depuratore del Garda e la scelta della politica – più locale che altro, ad opera della ministra Gelmini – di realizzare il trattamento delle acque in due piccoli comuni bresciani: Gavardo e Montichiari.
Inizia il tira e molla di carte bollate, corsi, ricorsi, appelli e la politica cosa fa?
Un classico della prima Repubblica affida al Commissario – il Prefetto di Brescia – di occuparsi della faccenda. Di togliersi dai piedi quei fastidiosi cittadini che non vogliono che il futuro depuratore scarichi le acque nel fiume Chiese che attraversa molti comuni della zona oltre ai due prescelti per diventare la sede del nuovo impianto. Un passaggio di buona politica locale in realtà c’è stato quando a fine novembre 2020 il Consiglio provinciale di Brescia approva una mozione che stabilisce che “ gli impianti consortili di depurazione siano localizzati nelle aree territoriali dei Comuni afferenti all’impianto stesso”.
Tradotto: si potrebbe portare avanti la controproposta di costruire una condotta destinata a ricevere le acque dal depuratore – già esistente – a Peschiera sulla sponda veronese del Garda. Abbandonando così il progetto che coinvolge i due piccoli comuni della provincia di Brescia.
Per il momento sospendiamo il racconto della vicenda per venire all’attualità della Giustizia in Europa: a novembre 2021 il primo passaggio ovvero il parere – per ora non vincolante – del commissario europeo per l’Ambiente Sinkevicius che in risposta all’interrogazione dell’esponente verde Eleonora Evi mette nero su bianco che :” Il depuratore del Garda a Gavardo e Montichiari non soddisfa i requisiti di trattamento delle acque reflue”.
Ma nel frattempo la mobilitazione “dal basso” coinvolge anche altri comuni, semplici cittadini – svincolati dalla terminologia “comitato” – e riuniti dal solo interesse della tutela del loro fiume.
Si mobilitano anche le mamme – ed è questa la notizia – che si attivano per una petizione europea la numero 0902/2021 che, proprio in questi giorni, è stata accolta dalla commissione di Bruxelles che ha anche avviato un’indagine preliminare coinvolgendo fra l’altro oltre che la commissione Ambiente anche quelle di Sanità pubblica e Sicurezza alimentare del parlamento europeo.
Mercoledì 9 febbraio, al gazebo permanente dei difensori del fiume Chiese, si sono festeggiati 200 giorni di resistenza.
Già questa è una prima vittoria per loro che dovevano essere sgomberati dopo solo la prima settimana di presenza.

testo integrale da “Giustizia di fatto” del 24 febbraio 2022


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