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La misera realtà o il folle sogno? L’amletico Don Chisciotte di Alessio Boni in palco

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Nell’immaginario collettivo la figura di un cavaliere a cavallo e uno scudiero appiedato ci riporta inevitabilmente al capolavoro di Cervantes e a tutto il fantastico tessuto narrativo intorno al mitico eroe di folli imprese, sulla scia di un ideale cavalleresco ormai al tramonto nel 1600 e ancora più obsoleto nella nostra società contemporanea.

Con questo omaggio al coraggio del sogno fino alla follia, Alessio Boni, appassionato interprete di Don Chisciotte nonché regista in triumvirato con Roberto Aldorasi e Marcello Prayer, ha voluto indicare la via ispirandosi alle avventure di Don Chisciotte della Mancia, al secolo Don Alonzo, gentiluomo spagnolo irretito dalla lettura di romanzi e poemi epico-cavallereschi dall’Orlando Furioso alla Gerusalemme liberata, fino al punto di identificarsi con l’ultimo dei cavalieri al servizio della giustizia nel mondo. Il celeberrimo romanzo adattato da Francesco Niccolini rivive sul palco in tutto il suo charme consegnandoci a un prestigioso allestimento, in asse con lo spirito satiricamente epico di Cervantes, senza sottrarsi alla profondità di una ricerca esistenziale dai contorni incerti anche se non effimeri.

In un percorso circolare, dalla contemporaneità di un ospedale, al letto di un cavaliere seicentesco che finge di essere Don Chisciotte in punto di morte, smascherato da Don Chisciotte stesso, ha inizio l’opera teatrale che in questa rielaborazione percorre secoli di storia per catturare lo spirito indomito del visionario cavaliere senza macchia e senza paura , in preda ad “astratti furori”, pur cinquantenne, pronto a impugnare il suo brando per lottare contro i mali che affliggono l’umanità. Dare un senso alla propria storia è acuto pensiero e legittima ispirazione che tutti ci accomuna. Inseguire i propri sogni può diventare così un’arte del vivere fuori dalle righe, rivestendo la squallida realtà con la magica veste dell’illusione. Ne disse anche il Foscolo.

In un alternarsi incessante di sogno e realtà, partenze e ritorni, sonno e veglia, il cavaliere errante va incontro alle sue presunte avventure in desuete armi restaurate dei suoi avi, in groppa al cavallo, in realtà il suo ronzino, che chiamerà Ronzinante, in compagnia del suo fedele scudiero Sancho Panza, in realtà un contadino deciso a sfuggire alle grinfie della tiranneggiante moglie, dedito unicamente a riempirsi la pancia di cibo e le tasche di denaro; a tale scopo il suo sogno è governare un’isola. Pazzia e ignoranza, miseria e nobiltà vanno così a braccetto per le vie del mondo seminando guai, ma alla fine si compenseranno incarnando forse l’unica realtà possibile: l’amicalità. Per completare il quadro, come tutti i cavalieri che si rispettino, Don Chisciotte ha eletto come sua dama, da amare e difendere con la sua stessa vita, la bellissima e nobile Dulcinea del Toboso, in realtà una rozza contadinotta. Inevitabile l’ilarità di questi travisamenti, sicché il tono complessivo desta il riso nonostante la tragicità latente della situazione. L’hidalgo finisce regolarmente a gambe all’aria, soccorso dal fedele scudiero, ma pronto a rimettersi in piedi per onorare il suo ideale cavalleresco. L’antitetica coppia andrà incontro alle più disparate imprese, sull’onda di una fervida fantasia del “cavaliere” in cerca di avventure in un mondo che ne scarseggia alquanto, che gli fa scambiare i mulini a vento per giganti, le pecore di un pastore per saraceni da trucidare, una statua della madonna in processione per una donna da salvare, e così via dicendo, sordo alle inutili osservazioni di Sancho Panza che vorrebbe riportarlo alla realtà. In un errabondo guerreggiare senza sosta, dopo esser stato sconfitto per scherzo da una coppia di duchi burloni, Don Chisciotte chiude la sua agognata vita cavalleresca congedando il suo cavallo e il suo scudiero, in una resa senza condizioni, nel suo letto che diventa il letto d’ospedale della scena iniziale.

Il cerchio si chiude.

La pièce annovera vari punti di forza. A un testo validamente sintetico, in qualche punto eccessivamente didascalico (unica nota di perplessità), si affianca un’accurata e vivace regia trina, sostenuta e irrobustita dalla felice intuizione di  una magnifica coppia di interpreti: l’affascinante eleganza dell’asciutto Don Chisciotte, appassionatamente fuori misura, di Alessio Boni, accanto al corpulento, flemmatico e ironico Sancho Panza di Serra Yilmaz, musa cinematografica di Ozpetek, validamente affiancati dai versatili Marcello Prayer, Francesco Meoni, Pietro Faiella, Liliana Massari, Elena Nico.

La messa in scena suggestiva ed evocativa si avvale dell’inventiva di Massimo Troncanetti che transita felicemente dall’Arte Povera alle installazioni e agli oggetti semoventi, tra cui da segnalare il magnifico Ronzinante di Biagio Iacovelli, alle fantasmagoriche apparizioni nella discesa dentro la grotta delle meraviglie, in un corposo, a tratti sorprendente apparato scenico. Gli interessanti costumi di Francesco Esposito sono stati elaborati in una efficace rappresentazione della sfasatura in cui vive Don Chisciotte, tra il reale e l’immaginario, scomposti in accostamenti evocativi e surreali. Infine le luci incisive e  le musiche in asse con l’innesto del passato nella contemporaneità suggellano questa raffinata e ambiziosa realizzazione di un’opera letteraria che ha soggiogato e spinto a innumerevoli rivisitazioni teatrali, cinematografiche, artistiche, musicali, dimostrandosi  intramontabile nella sua forza evocativa, nel mirabile accostamento tra il sogno e la follia, tra la realtà misera e cruda e il vagheggiamento di un mondo migliore per cui lottare, in questo malinconicamente giocoso appello ai sogni di gloria, in questo picaresco invito a non abbandonare mai ciò che sogniamo di essere.

 

DON CHISCIOTTE

Miguel Cervantes

ADATTAMENTO DI FRANCESCO NICCOLINI
LIBERAMENTE ISPIRATO AL ROMANZO DI MIGUEL DE CERVANTES SAAVEDRA
DRAMMATURGIA DI ROBERTO ALDORASI, ALESSIO BONI, MARCELLO PRAYER E FRANCESCO NICCOLINI

CON MARCELLO PRAYER

E FRANCESCO MEONI – PIETRO FAIELLA – LILIANA MASSARI – ELENA NICO
RONZINANTE BIAGIO IACOVELLI

SCENE MASSIMO TRONCANETTI
COSTUMI FRANCESCO ESPOSITO
LUCI DAVIDE SCOGNAMIGLIO
MUSICHE FRANCESCO FORNI

REGIA DI ROBERTO ALDORASI, ALESSIO BONI, MARCELLO PRAYER

 

Al TEATRO ABC di Catania fino a Domenica 20 Febbraio

La misera realtà o il folle sogno? L’amletico Don Chisciotte di Alessio Boni in palco


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