Il 9 febbraio è la giornata di solidarietà con la società civile bielorussa: un anno e mezzo fa in Bielorussia sono iniziate le proteste pacifiche contro le elezioni truccate e violenze delle forze dell’ordine.
Mentre la resistenza dei milioni di bielorussi è diventata partigiana e continua nelle varie forme creative, i media indipendenti sono in prima linea della lotta contro la dittatura. I giornalisti coraggiosi, i blogger e le persone che hanno la visibilità mediatica continuano a lavorare nel paese e dall’emigrazione nonostante la forte repressione e mettendo a rischio la propria sicurezza.
In Bielorussia dall’inizio delle proteste del 2020 le autorità hanno dichiarato fuori legge 17 media indipendenti, mentre i giornalisti incarcerati sono 33. Lo riporta la testata indipendente Belsat con riferimento alla BAJ (Belarusian Association of Journalists).
Un anno fa le giornaliste di Belsat Darya Chultsova e Katsiaryna Andreeva sono state condannate a 2 anni di reclusione per la diretta che hanno trasmesso 15.11.2020 dall’ultima manifestazione di massa a Minsk. Come tutte le altre, quella manifestazione è stata brutalmente soppressa dalle forze dell’ordine che non hanno esistano a usare le granate stordenti e i manganelli contro i manifestanti pacifici e indifesi. Il motivo della manifestazione era la tragica scomparsa del giovane pittore Raman Bandarenka, morto di percosse poche ore dopo il suo arresto avvenuto 11.11.2020. Per insabbiare l’accaduto, le autorità hanno dichiarato che Bandarenka era ubriaco. Questa versione è stata subito smentita dalla giornalista di tut.by Katsiaryna Barysevich: ha reso pubblico il referto medico che certificava il tasso alcolico nel sangue pari a zero per mille. La giornalista è stata condannata a 6 mesi di reclusione, mentre il medico Artsiom Sarokin che le aveva trasmesso il documento dovrà scontare 2 anni di carcere.
Katsiaryna Barysevich è tornata libera 18.05.2021, il giorno entrato nella storia come il raid contro la testata indipendente per la quale lavorava. Le forze dell’ordine sono arrivate negli uffici e a casa dei suoi colleghi per arrestare 12 dipendenti di tut.by. Contestualmente le autorità hanno disposto il sequestro dei locali con i server di quella che era la più grande ed influente testata indipendente bielorussa. La caporedattrice di tut.by Maryna Zolatava e altri vertici dell’azienda sono tutt’ora in carcere.
Per eliminare ogni espressione di dissenso, 14.05.2021 le autorità hanno aggiornato la legge sull’estremismo, introducendo i concetti di gruppo estremista, simboli estremisti (ovvero quelli della protesta pacifica: la bandiera bianco-rossa e lo stemma storico con il cavaliere “Pahonia”) nonché allargando la definizione dell’estremismo e dei materiali estremisti. Questi accorgimenti permettono di accusare e “neutralizzare” chiunque esprima le idee o diffonda le informazioni non gradite dal regime dittatoriale, rendendo di fatto impossibile la libera circolazione di informazione nel paese.
Come risultato 17 media indipendenti sono stati dichiarati fuorilegge perché organizzazioni estremiste, tra cui tut.by, Belsat, Radio Svaboda, Nexta e molte altre. La condivisione delle notizie sui social o perfino negli scambi privati costituisce un reato e ci sono già diverse condanne reali.
La macchina delle repressioni continua a mietere: i media indipendenti, che operano dall’estero, quotidianamente danno notizie degli arresti, delle perquisizioni e delle condanne per dissenso. Il numero dei prigionieri politici ha superato mille (1040 al 09.02.2022) ed è destinato a crescere.
Potete sostenere la società civile e i prigionieri politici bielorussi dedicando un post alla Bielorussia sui vostri social oppure scrivendo due righe ai prigionieri di coscienza. La Federazione Italiana per i diritti umani (FIDU) insieme all’Associazione bielorussi in Italia “Supolka” ha lanciato la campagna di sensibilizzazione e solidarietà #StandWithBelarus di cui troverete maggiori informazioni e le indicazioni su come scrivere una lettera in carcere bielorusso a questo link: https://fidu.it/language/it/stand-with-belarus/