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Giornalisti ebrei perseguitati dal fascismo, una lapide nella sede dell’Odg Lazio per ricordarne le storie

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Una lapide nella sede dell’Ordine dei giornalisti del Lazio ricorderà, a breve, i nomi e le storie dei colleghi romani vittime della follia nazifascista, «ai quali, assieme alla tessera professionale, a seguito delle leggi razziali del 1938 sono state strappate via pagine della loro vita». Ad annunciarlo è il presidente dell’Ordine regionale, Guido D’Ubaldo, durante la conferenza stampa di presentazione, alla Camera, del lavoro di ricerca con cui lo storico Enrico Serventi Longhi ha ricostruito – almeno in parte – le storie dei giornalisti e tipografi radiati dall’albo, licenziati, perseguitati, deportati, uccisi per via della loro religione.

«E ci piacerebbe – ha spiegato D’Ubaldo – che fosse la senatrice Liliana Segre a inaugurare questa lapide che ci aiuterà a coltivare la memoria e tenere così lontani gli inquietanti segnali dai quali ancora oggi riaffiora l’antisemitismo».

Sono circa 35 i giornalisti e tipografi ebrei romani le cui storie Serventi Longhi è riuscito a strappare all’oblio. Circa 90 i colleghi in tutta Italia le cui vite sono state travolte prima della liberazione dal fascismo. «La ricerca è un cantiere ancora aperto – ha evidenziato lo storico – non abbiamo ancora ricostruito completamente le storie di tutti questi giornalisti e con l’Ordine nazionale è in corso una interlocuzione per realizzare un progetto che coinvolga in tutta Italia comunità, musei, archivi per arrivare a creare percorsi didattici che coinvolgano anche gli studenti delle scuole».

Moderati da Maria Lepri, consigliera segretaria dell’Ordine regionale, all’incontro hanno partecipato, gli altri, la presidente della comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, il presidente e il segretario generale della Fnsi, Giuseppe Giulietti e Raffaele Lorusso, la direttrice della rivista Shalom, Ariela Piattelli.

«Lavori di ricerca come questo servono a rimettere a posto tasselli di una storia non così lontana e soprattutto a dare ai più giovani elementi per costruire il futuro», ha osservato Dureghello, che ha poi voluto ribadire l’importanza anche oggi di una corretta narrazione dei fatti di cronaca, che tenga in debita considerazione gli effetti che tali fatti, e il loro racconto, possono provocare.

«Ricordare le storie di questi colleghi aiuta noi giornalisti a raccontare meglio e chi ci legge a capire meglio perché è così importante la difesa della libertà di stampa», la riflessione di Maria Lepri. «Sarà importante – ha aggiunto – proseguire questo lavoro anche organizzando corsi di formazione professionale».

Ad Ariela Piattelli il compito di rievocare una delle storie ricostruite dallo studio di Serventi Longhi, quella di Edoardo Ricchetti, catturato con sua moglie il 16 ottobre 1943, entrambi caricati su un treno diretto ad Auschwitz due giorni dopo, il 18 ottobre, il cui ricordo è legato ad un biglietto che loro nipote conserva ancora. «Conoscere le storie dei singoli – ha detto Piattelli – ci aiuta a comprendere quanto ognuna di queste storie sia sintomatica della storia di Roma e d’Italia».

A concludere l’incontro il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso. «Questa meritoria operazione di recupero della memoria intrapresa da Enrico Serventi Longhi – ha evidenziato – è bene che coinvolga non solo le istituzioni dei giornalisti, ma anche il mondo della scuola, soprattutto alla luce di quello che purtroppo fatti di cronaca ci raccontano sempre più spesso. Questa operazione ci può aiutare a recuperare un pezzo della nostra storia di cui il nostro Paese non può andare fiero, che non possiamo e non dobbiamo dimenticare. Ed è fondamentale, a questo scopo, la collaborazione fra storici e giornalisti».


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