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Buon San Valentino Charlie Brown

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Il 13 febbraio del 2000 usciva l’ultima striscia dei Peanuts e alcuni di noi, ancora liceali, correvano ad acquistare una copia di Linus per leggere i commenti di cartoonist e columnist americani. Siamo stati tutti fan di Charlie Brown, Lucy, Schroeder, Snoopy, Piperita Patty & Co.. La lettura dei loro desideri, dei loro tormenti, ci ha consegnato una dolcezza, una lucidità del dolore, un’ironia sagace, che fanno dei Peanuts una leggenda.

La striscia a fumetti più famosa di tutte nasce da una storia d’amore, quella di Charles Schulz per una donna. Charlie Brown non è altri che il suo timido e geniale disegnatore, il suo amore ideale per la ragazzina dai capelli rossi, è l’amore eterno e non corrisposto per Donna Wold, che rifiutò la proposta di matrimonio di Schulz per sposare un pompiere.
Lette da 355 milioni di persone, in 75 paesi, le strips apparvero sui principali quotidiani statunitensi negli anni ’50, mettendo in rassegna tutta la gamma dei sentimenti umani all’interno di un mondo fatto da bambini, ma che di puerile ha davvero poco.
Il Minneapolis Tribune e il St. Paul Pioneer Press furono i primi a lanciare qualche vignetta, ma la prima vera pubblicazione fu del Washington Post. Si deve invece alla United Feature Syndicate, che ne acquistò i diritti, il cambio del nome da “Li’l Folks” (personcine) in Peanuts (noccioline), come i posti riservati ai bambini in uno show televisivo dell’epoca.
Schulz non amò mai quella parola, perché la riteneva ridicola, e chiese tante volte alla UFS di sostituirla con il titolo “Good Ol’ Charlie Brown”, ma evidentemente non ci riuscì.
L’unità espressiva del fumetto a strisce, strips, sta nella forza di più battute ed immagini, non una vignetta, ma un’intera sequenza, nata per essere consumata ogni mattina e per il tempo di un caffè. Marshall McLuhan definì non a caso il fumetto capace di un alto grado di completamento da parte del pubblico, proprio perché limitato nella quantità di informazioni date al lettore, che avrebbe dovuto compensarne la storia con l’immaginazione.
Questa brevità, unita alla filosofia dei personaggi, ha reso però i Peanuts universali e in grado di impattare sulla formazione culturale e politica di diverse generazioni, che in questi piccoletti si sono immedesimate.
Vittorio Zucconi scrive che molti hanno paragonato Schulz a Faulkner e a Beckett, facendone il cantore, l’analista, della sconsolata America suburbana e considerando meno che Schulz nelle sue storie non ha fatto altro che raccontare se stesso in terza persona, celandosi dietro i suoi personaggi bambini. Per i critici e gli ammiratori è difficile accettare l’idea che le ventimila strips pubblicate siano una cinquantennale dichiarazione d’amore nel vento.
Schulz ha messo a nudo l’animo umano, il suo, tutto racchiuso nella tensione verso un desiderio.
Charlie Brown ogni anno attenderà che la ragazzina dai capelli rossi gli mandi un biglietto di San Valentino, ma non succederà mai, cercherà sempre testardamente di calciare quel benedetto pallone, ma Lucy puntualmente glielo leverà via, facendolo stramazzare, e proverà a far volare i suoi amati aquiloni, anche se si impiglieranno in un albero mangia-aquiloni.
Snoopy il brachetto, perennemente fermo all’attacco del suo libro “Era una notte buia e tempestosa…”, non abbatterà il Barone Rosso.
Lucy, stesa sul pianoforte di Schroeder, non vedrà mai ricambiata la sua cotta per il piccolo pianista, amante di Beethoven. Per inciso, è fantastico il “banchetto psichiatrico” dal quale dispensava consigli per cinque centesimi. Un magistrale espediente trovato da Schulz per far entrare la psicanalisi nelle sue strisce.
Linus troverà le sue sicurezze in una coperta e crederà sempre nel Grande Cocomero “Great Pumpkin”, un’entità presente sui campi di zucche, che avrebbe portato regali ai bambini credenti e buoni d’animo. E ogni anno, ad Halloween, mente i suoi amici usciranno per il rituale “dolcetto o scherzetto”, Linus aspetterà invano il Grande Cocomero, simbolo di sincerità e metafora di Babbo Natale, nonostante gli ammonimenti della sorella Lucy.
Sembrerebbe di getto che Schulz abbia destinato ai suoi Peanuts storie incompiute e malinconiche, di delusioni e inadeguatezze nello stare al mondo.
Invece Sparky, scintilla, così lo chiamavano gli amici, ha catturato l’utopia ed è riuscito a disegnarla con ironia, tutti i giorni per 49 anni. E’ stato un poeta. La sua utopia, quella di Charlie Brown, è quella di chi continua ad allenarsi per calciare quel pallone perché vuole che la partita continui, perché bisogna riprovarci sempre, perché è importante avere dei sogni, perfino quando sono troppo grandi o irrealizzabili e si frappongono mille ostacoli, perché ci portano a fare passi in avanti, a vivere.
A tutti piacerebbe inviare a Charlie Brown una cartolina d’amore, la famosa valentina, ma se così fosse tutto finirebbe, invece la sua storia d’amore continua, la storia d’amore con i lettori continua, come una “valentina” spedita di rimbalzo.
Così Schulz ha provato a spiegarci come andavano lette le sue strisce.
Buon San Valentino Charlie Brown, continua a far volare i tuoi aquiloni.


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